L'indagine dei pm romani nasce dall'acquisto dell'attaccante nigeriano per 71,6 milioni di euro dal Lille
Venerdì 19 gennaio il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, ha ricevuto un avviso di conclusione delle indagini da parte della procura di Roma, che chiederà il suo rinvio a giudizio per falso in bilancio nell’inchiesta sull’acquisto del giocatore Victor Osimhen, che nel 2020 costò 71,6 milioni di euro ai partenopei.
L’affare Osimhen
L’indagine dei pm romani nasce da uno stralcio del filone di inchiesta principale su De Laurentiis, incardinato a Napoli. Già nel 2022, infatti, la procura campana aveva messo per la prima volta nel mirino l’affare Osimhen. Due anni prima per l’acquisto del giocatore la società aveva versato complessivamente più di 70 milioni di euro nelle casse del Lille, la società francese dove precedentemente giocava il nigeriano: 50 milioni versati in denaro, un’altra ventina derivanti dal passaggio in Francia di quattro cartellini. Si tratta del portiere greco Orestis Karnezis (fresco di ritiro) e di tre calciatori delle giovanili: Luigi Liguori, Claudio Manzi e Ciro Palmieri. Una cifra ritenuta forse eccessiva visto il reale valore dei tre (oggi tutti finiti nelle categorie minori campane), che di fatto non avevano praticamente avuto esperienze a grandi livelli e che all’improvviso si trovarono ad essere ceduti a una squadra del massimo campionato francese. Una indagine analoga, con un procedimento penale, sul trasferimento di Osimhen è stata avviata anche da parte della Procura JIRS (Juridiction Interrégionale Spécialisée – Giurisdizione Interregionale Specializzata) del tribunale di Lille.
Il processo sportivo e il proscioglimento
Prima dei pm ordinari, però, sull’acquisto di Osimhen aveva già acceso il proprio faro la procura della Figc, chiedendo una multa di 329mila euro nei confronti della società partenopea e un’inibizione da 11 mesi e 5 giorni per Aurelio De Laurentiis. L’accusa era quella di avere contabilizzato nelle relazioni finanziarie plusvalenze e diritti alle prestazioni dei calciatori per valori eccedenti a quelli consentiti dai principi contabili. Ma il Tfn non accolse questa tesi, e prosciolse sia il Napoli che il suo patron. Il legale del club, Mattia Grassani, allora disse che la sentenza “conferma ancora una volta come le società siano libere di attribuire ai calciatori il valore di mercato ritenuto già congruo” e che “affermare come ha tentato la procura federale che al momento del passaggio del giocatore dal Lille al Napoli il prezzo reale dell’attaccante fosse di 20 milioni inferiore a quello attribuito dalle parti in modelli federali ha rappresentato un azzardo“.
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