Le lacrime del calciatore brasiliano del Real Madrid Vinicius Jr nella conferenza stampa in vista dell’amichevole internazionale tra Spagna e Brasile hanno riacceso i riflettori sul problema del razzismo negli stadi in Spagna. Dagli insulti al Mestalla del Valencia al manichino impiccato e appeso a un cavalcavia di Madrid, l’attaccante brasiliano è stato ripetutamente bersaglio di atti di razzismo e crimini d’odio. Ma il suo caso, su cui si è concentrata l’attenzione mediatica internazionale, è solo la punta dell’iceberg di un fenomeno che continua da anni a essere presente nelle curve degli stadi spagnoli. I dati della Commissione statale contro la violenza, il razzismo, la xenofobia e l’intolleranza nello sport mostrano un netto aumento delle proposte di denuncia, da parte della stessa Commissione, per atti razzisti nel corso degli ultimi anni. Si è passati dai 3 della stagione 2018-19 ai 28 del campionato della Liga nel 2021-2022.
Solo nell’ultimo fine settimana di marzo sono stati registrati tre episodi di razzismo durante le partite della Liga e della Tercera División. La partita Siviglia-Getafe è stata interrotta per alcuni minuti per insulti razzisti rivolti al difensore del Siviglia Marcos Acuña. I tifosi del Getafe hanno preso di mira anche l’allenatore Quique Sanchez Flores, di origini rom. Il club è stato punito dalla commissione disciplinare della Federcalcio spagnola con una multa di 27mila euro e il Getafe giocherà le prossime partite con una parte dello stadio chiusa.
Tuttavia non sempre in Spagna vengono adottate misure per contrastare i casi di razzismo. “Le sanzioni non vengono adottate in modo continuato”, ma “solo in circostanze puntuali, quando sul problema del razzismo si concentra l’attenzione mediatica”, poi questa attenzione scompare e così anche le misure per contrastare gli atti razzisti, ha spiegato a LaPresse Raúl Martínez Corcuera, docente di comunicazione presso l’Università di Vic, ricercatore che da anni si occupa del tema. “Ogni settimana in molti stadi ci sono attacchi e insulti razzisti”, ma “negli ultimi anni si è fatto poco o nulla a riguardo”, ha sottolineato. Dal 2007 esiste la legge contro la violenza, il razzismo, la xenofobia e l’intolleranza nello sport che vieta insulti negli stadi, nelle vicinanze degli impianti sportivi e perfino sui mezzi pubblici che portano a essi e che prevede sanzioni, ma la legge non viene applicata. Inoltre gli arbitri possono interrompere una partita in caso di insulti razzisti, ma in 17 anni, fino alla fine del 2019, “l’unica partita che fu sospesa fu quella in cui i tifosi chiamarono il giocatore della squadra avversaria Roman Zozulya ‘nazista’”, ha sottolineato Martínez Corcuera. Secondo il ricercatore la chiusura parziale del Mestalla o quella dello stadio del Getafe sono misure puntuali che rispondono al momento in cui sul tema sono accesi i riflettori. Mentre per contrastare il razzismo negli stadi occorre una “collaborazione trasversale di tutte le parti implicate nel calcio”: dal Consiglio superiore dello sport alla Federcalcio e alla Liga, passando per i club, gli allenatori e i giocatori, ma finora non c’è stata una vera volontà di porre fine al problema.
“I club hanno tantissime videocamere, posso vedere da chi provengono gli insulti, in molti casi hanno i nomi di queste persone, che spesso hanno anche entrate gratuite”, se si vuole agire bisognerebbe ad esempio “cacciarli dallo stadio”, ha detto Martínez Corcuera, che ha poi citato come esempio le misure adottate in altri Paesi. La Premier League inglese è quella che agisce di più, lavora per la sensibilizzazione, anche con le scuole. Ha avviato l’applicazione Report Racism che permette di inviare immagini o informazioni di aggressioni e i club hanno un servizio di messaggistica per prendere provvedimenti immediati contro la violenza razzista negli stadi. Il sistema “non è perfetto, ma c’è l’intenzione di portare avanti una lotta sistematica. Si è data maggiore visibilità alle aggressioni razziste e le denunce sono aumentate del 41%”, ha osservato l’esperto. In Germania poi sono state fermate oltre 900 partire in un anno, di tutte le categorie, su un totale di circa 30mila. In Francia nel 2022 il Tolosa è stato sanzionato con un punto, e in Italia ci sono state diverse multe e partite giocate con gli stadi vuoti.
Il problema del razzismo non è presente solo nello sport agonistico, ma inizia fin dagli anni scolastici. L’Osservatorio spagnolo sul razzismo e la xenofobia (Oberaxe), che dipende dal ministero dell’Inclusione, della Sicurezza sociale e delle Migrazioni, ha riferito a LaPresse che secondo un suo recente studio il 61% dei ragazzi di origine africana che praticano sport nelle scuole si sente trattato in modo diverso. Questo avviene anche per il 31% delle ragazze afrodiscendenti. Sia gli studenti che gli insegnanti e gli allenatori riconoscono che si verificano episodi di discriminazione. “Lo sport è un ambito in cui si possono promuovere i valori etici, ma anche in cui si verificano molti episodi di odio. Dovremo lavorare per promuovere uno sport etico e rispettoso di tutte le persone, tenendo presente che gli sportivi sono dei modelli per i nostri bambini e giovani”, ha detto a LaPresse Karoline Fernandez de la Hoz, direttrice dell’Osservatorio. “Per combattere il razzismo negli impianti sportivi, è necessario lavorare in diversi ambiti. Da un lato, servono misure punitive contro i comportamenti razzisti, xenofobi e intolleranti. Dall’altro, è necessario un grande sforzo di formazione e sensibilizzazione per lo sport scolastico e i genitori che condividono gli spalti, per lo sport professionistico e per il pubblico e la società in generale. È inoltre necessario fornire ad allenatori e insegnanti gli strumenti per prevenire e gestire gli episodi di intolleranza quando si verificano”, ha sottolineato la direttrice, rimarcando però che in Spagna le amministrazioni pubbliche sono “impegnate nella lotta al razzismo, alla xenofobia e all’intolleranza” e che il Paese è considerato “un esempio di buone pratiche a livello europeo e internazionale nella lotta contro i crimini d’odio”.
Al di là degli stadi di calcio, i crimini d’odio sono aumentati nel Paese iberico, secondo gli ultimi dati pubblicati dal ministero dell’Interno. Nel 2022 ne sono stati registrati 1869, il 3,72% in più rispetto all’ultimo anno. E ancora una volta il razzismo e la xenofobia sono state la motivazione principale di questi incidenti, con 755 casi, ovvero il 40,39% del numero totale di quelli registrati. Gli insulti razzisti corrono anche sui social. Secondo il monitoraggio quotidiano di Oberaxe, le persone provenienti dal Nord Africa e quelle di origine africana sono i gruppi che ricevono il maggior numero di messaggi di odio (36% e 29% dei contenuti monitorati). Di questi contenuti, il 30% include espressioni che disumanizzano gravemente le persone prese di mira e il 31% incita alla violenza con minacce dirette o indirette.