"Questo campionato è come un libro giallo quando sai già chi è l'assassino"

L’Inter ha uno squadrone anche tra i vip. Dai conduttori Amadeus, Fiorello, Alessandro Cattelan, Paolo Bonolis, Nicola Savino, ai cantanti Manuel Agnelli, Biagio Antonacci, Roberto Vecchioni, Enrico Ruggeri, Max Pezzali, Fabio Rovazzi. Dai giornalisti Beppe Severgnini, Gad Lerner e Michele Serra ai politici Ignazio La Russa, il quale ha sempre detto “a me lo scudetto piacerebbe vincerlo col Torino, con lo stadio pieno di interisti” e il sindaco di Milano Giuseppe Sala. Tra questi, anche Enrico Mentana, che a LaPresse confessa: “Ho visto vincere all’Inter la prima coppa Intercontinentale nel 1964, ero già appassionato da anni perché ho visto vincere lo scudetto, il primo scudetto dell’era Herrera nel 62-63, l’anno dopo ho visto in televisione a Vienna vincere la coppa dei campioni contro il Real Madrid”.

Il tifo è un’educazione sentimentale

“Sono interista e lo dico con orgoglio – sottolinea il direttore del TgLa7 – anche se penso sempre ai tifosi di squadre minori che hanno lo stesso diritto al tifo, dal Bressanone al Catanzaro. Il tifo è una cosa che cresce soprattutto con i dolori, con le sconfitte, perché è lì che scatta l’empatia. È troppo facile fare il tifo per una squadra che vince. Che vince sempre. Il tifo è uno stato d’animo, puoi arrivare quarto, decimo o ventesimo, puoi amare tantissimo un giocatore e poi l’anno successivo lo cedono e ti accorgi che non ti frega più niente di lui. Il tifo è un’educazione sentimentale”. “Questo campionato – conclude Mentana – fa parte di quei campionati, come è accaduto l’anno scorso con il Napoli, che assomigliano a quei libri gialli di cui sai già chi è l’assassino. L’Inter ha dominato, ha vinto tante partite e tutti gli scontri diretti con le altre pretendenti, sono quelle annate che è facile capire come va a finire, che vanno così”. 

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