Per ribaltare i pronostici Spalletti punta sulla forza del gruppo. E su una squadra che dà il meglio di sé quando non parte favorita
Chissà se il cielo sopra Berlino avrà lo stesso colore di azzurro, le stesse tonalità con cui si dipingono e realizzano i sogni. Diciotto anni dopo i Mondiali del 2006 l’Italia del calcio a Euro 2024 proverà a replicare quella notte magica, quando la Nazionale guidata da Marcello Lippi si prese il mondo conquistando un titolo iridato inatteso, il quarto della storia azzurra. Allora quell’Italia era travolta dallo scandalo Calciopoli, la Figc era commissariata e la forza del gruppo cementato dal condottiero di Viareggio riuscì nella grande impresa battendo colossi come i padroni di casa della Germania in semifinale e la Francia di Zidane in finale, ai rigori. Ora tra le mura tedesche si presenta una Nazionale reduce da due capitomboli rovinosi dal punto di vista sportivo, economico e di immagine (le due mancate qualificazioni alla fase finale del Mondiale, quelle di Russia 2028 e Qatar 2022), intervallati comunque da un 2021 che ha avuto i connotati del miracolo con quel titolo europeo conquistato a Wembley contro l’Inghilterra (anche questo ai rigori), un traguardo anche quello inatteso che ha premiato forza, coraggio e autostima. Restare sul gradino più alto del Continente non sarà affatto facile. La Nazionale di Mancini arrivava da un filotto di vittorie, quella di Spalletti va a corrente alternata, non ha ancora trovato una sua identità ed è ancora alla disperata ricerca della propria dimensione. L’ex tecnico del Napoli è da appena dieci mesi alla guida degli Azzurri (era il 18 agosto del 2023 quando venne ufficializzata la sua carica in sostituzione del dimissionario Mancini) e si presenterà con in dote solo 10 partite sulla panchina azzurra, delle quali quattro amichevoli (le ultime).
La forza del gruppo e della storia
Per sognare una replica europea ci si affida ancora una volta al gruppo, all’invenzione del singolo e al valore dei simboli come fonte di ispirazione. Non a caso, poche settimane prima del torneo, si sono presentati al raduno a Coverciano, per volontà e su invito dello stesso Spalletti, i numeri 10 del passato per infondere classe e professionalità alla nuova generazione azzurra. Quanto alla capacità di fare gruppo l’Italia non è inferiore a nessuno, come si continua a ripetere, quasi a voler ricordare che quando l’Italia non parte favorita è allora che riesce a dare il meglio di sè. E ci proverà anche stavolta partendo dal basso. Tornando indietro alla storia dell’Europeo, viene in mente l’edizione olandese del 2000 con gli Azzurri guidati da Dino Zoff. Quella Nazionale venne salutata alla partenza con scetticismo. ‘Ma perché partite?’ si sentirono dire gli Azzurri sulla scaletta dell’aereo. Giorni dopo quella formazione di talenti (da Totti a Delvecchio, da Inzaghi a Del Piero) perse il titolo per un… secondo. Nella finale contro la Francia il gol di Wiltord in extremis pareggiò la rete di Delvecchio e ai supplementari arrivò il golden gol di Trezeguet.
Obiettivo: regalare emozioni
L’obiettivo per la squadra di Spalletti, al di là di annunci e proclami, è regalare comunque emozioni. Nel 2021 il Covid non era stato ancora sconfitto e in alcune piazze d’Italia non si allestirono maxischermi. L’Italia del tifo, che avrà oggi voglia di riunirsi in quel rito collettivo estivo negato negli ultimi anni a una generazione, ha la chance di riappropriarsi della propria passione azzurra. E dimenticare i due mondiali negati, seguiti senza che il cielo si tingesse d’azzurro.
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