La lunga storia Nazionale italiana di calcio è ricca di viaggi all'inferno e ritorno e viceversa

Quando il destino è scritto al fotofinish. L’eurogol di Mattia Zaccagni a sette sottilissimi secondi dall’ultimo minuto di recupero contro la Croazia riporta alla mente brividi d’azzurro intenso e restituisce al calcio quel senso di mistero e di favola che lo rende proprio per questo così popolare. “Sono convinto che anche nell’ultimo istante della nostra vita abbiamo la possibilità di cambiare il nostro destino” diceva Giacomo Leopardi che non giocava a pallone ma deve essere stato, chissà, fonte di ispirazione per tutti quei calciatori che con un loro gol all’ultimo istante hanno segnato una svolta, risollevato squadre dal baratro o fatto precipitare, se si guarda l’altra faccia della medaglia, sogni e speranze nel burrone più profondo.

La zona Cesarini

Chiedere a Renato Cesarini, calciatore oriundo argentino che giocò dal 1929 al 1935 con la Juventus, che ispirò l’espressione ‘zona Cesarini’ dopo una partita valida per la Coppa Internazionale (torneo precursore proprio degli Europei di calcio) giocata con la nazionale italiana contro l’Ungheria. La partita si giocò il 13 dicembre del 1931 a Torino e venne vinta dall’Italia 3-2, grazie a un gol segnato al 90esimo proprio dall’azzurro. Da lì la lunga storia Nazionale si è arricchita di viaggi all’inferno e ritorno e viceversa.

Usa 1994, il gol all’89’ di Roby Baggio

Impossibile non gettare lo sguardo dei ricordi sul Mondiale di Messico 1970 e alla rete tedesca del compianto Schnellinger al 90′ che aprì le acque per quell’Italia-Germania che divenne ‘Partita del Secolo’. Gianni Rivera al 111′ pose fine ad un’escalation di emozioni, paragonabili anni dopo a quelle che regalò Roberto Baggio a Usa 1994 contro la Nigeria negli ottavi. Sotto di un gol dopo meno di mezz’ora (a segno Amunike al 26′) l’Italia si aggrappò ad un Codino capace di cogliere l’attimo supremo all’89’ con un destro secco, non veloce, ma preciso e profondo per un pareggio che spaccherà la partita nei supplementari trasformando la disperazione in estasi di un gruppo guidato da Arrigo Sacchi che da quella magia arrivò dritto alla finale di Pasadena. Bruciante come un coltello arroventato fu invece il gol del francese Wiltord nella finale degli Europei del 2000 che fece risorgere i Blues al 94′. L’Italia di Dino Zoff stava già assaporando la gloria del trionfo, grazie alla rete di Del Vecchio quando l’attaccante del Bordeaux rimanda tutto ai supplementari e al golden gol di Trezeguet al 103′.

Euro 2004, il tacco di Ibra

C’è poi il tacco bello quanto fortunato di Ibrahimovic all’85’ agli Europei del 2004 all’Estadio di Dragao di Lisbona che firma l’1-1 che si rivelò decisivo per gli Azzurri. L’amaro pareggio e il famoso biscotto della Danimarca e della Svezia nell’ultima gara costarono alla nazionale di Trapattoni la qualificazione. Il destino a volte finisce sul palo (quello di Darmian contro la Svezia nell’andata dello spareggio a Russia 2018), a volte ti gira completamente le spalle come due anni fa quando l’Italia venne beffata a Palermo al 92′ da Trajkovski che con un colpo fatale fece esultare la Macedonia del Nord firmando la seconda eliminazione consecutiva azzurra dal Mondiale.

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