Esordio peggiore per Antonio Conte non poteva esserci. Il Napoli crolla 3-0 contro un Hellas più pimpante e più pronto ad approcciare il campionato. La doppietta di Mosquera nel finale e la zampata in avvio ripresa di Livramento regalano una notte indimenticabile al Verona e una serata da incubo per i campani, che dopo un primo tempo sufficiente rivedono nella seconda parte del match i fantasmi della scorsa stagione. Una volta preso l’1-0 infatti Di Lorenzo e compagni sono spariti dal campo, mostrando le solite amnesie difensive unita a un’incapacità di invertire la rotta, consegnandosi di fatto a un avversario più aggressivo e più determinato. Caratteristiche che hanno sempre contraddistinto le squadre di Conte e che al ‘Bentegodi’ sono mancate del tutto, oltre a insofferenze a livello tattico inevitabili per un gruppo in fase di ricostruzione e che adesso dovrà esser bravo a reagire a questo tonfo inatteso. Il Napoli parte bene, con Politano sull’out destro particolarmente ispirato che manca il bersaglio in un paio di situazioni. L’atteggiamento aggressivo dei campani mette in difficoltà l’Hellas, che sbaglia diversi disimpegni e fatica ad uscire dalla propria metà campo. Gli ospiti mostrano interessanti trame di gioco, soprattutto sull’asse Di Lorenzo-Politano, e vanno a un soffio dal vantaggio poco dopo la mezz’ora con un colpo di testa sopra la traversa di Anguissa, che qualche minuto più tardi difetta di precisione e freddezza calciando malamente il pallone che Montipò gli aveva consegnato tra i piedi con un passaggio totalmente sbarrato.
Prima dell’intervallo altra chance per i ragazzi di Conte con Lobotka, che arriva a rimorchio e raccoglie il cross di Politano, mancando però lo specchio. L’occasione migliore però capita sui piedi di Kvaratskhelia, che si invola verso la porta sul retropassaggio errato di Frese ma viene stoppato dal provvidenziale intervento in scivolata di Tchatchoua. Nell’occasione il georgiano si fa male ed è costretto a uscire dal campo, proprio mentre stava ingranando. Nella ripresa l’Hellas si fa vedere per la prima volta dalle parte di Meret con un tiro a giro di Kastanos che finisce a lato di un soffio. Quella che sembra un’occasione estemporanea diventa invece un campanello d’allarme che il Napoli non riesce ad avvertire. Al 5′ i campani si fanno trovare totalmente scoperti, Suslov – servito in profondità da Duda – con un cross d’esterno trova Livramento che tocca la palla quanto basta per battere il portiere. Il problema principale del Napoli è che, una volta incassato il gol, crolla fisicamente e mentalmente ed esce dal campo, consegnandosi di fatto a un Verona sempre più pimpante e letale nelle ripartenze. L’unico lampo lo trova Anguissa, che sul cross arretrato di Di Lorenzo pesca l’angolo giusto da fuori area ma trova la traversa. A quel punto nei ragazzi di Conte subentra un senso di scoramento e sfiducia, oltre che una certa confusione tattica che i cambi – con una panchina così risicata – non riescono ad arginare.
Viceversa dalla parte opposta Zanetti lancia Mosquera che, di fatto, chiude la partita da solo. Duda al 30′ serve in profondità l’attaccante colombiano che davanti a Meret non sbaglia, il Napoli non c’è più e in pieno recupero capitola definitivamente con un tocco da due passi ancora di Mosquera su invito di Lazovic. Per l’Hellas è estasi pura, per il Napoli non poteva esserci inizio più terribile.
“C’è da vergognarsi, e mi devo vergognare io che sono l’allenatore. Pochissime volte mi è successa in carriera questo tipo di situazione, sia da calciatore che da tecnico. Ho accettato con entusiasmo e voglia di venire ad allenare questa piazza, che merita rispetto. Aver fatto questo tipo di prestazione mi rende molto triste”, ammette il tecnico del Napoli Antonio Conte in conferenza stampa dopo la pesante sconfitta all’esordio in campionato. “Chi mi conosce sa che oggi il mio cuore sanguina, e mi auguro che qualche sanguinamento ce l’abbia anche qualcun altro a livello di calciatori, significa che allora siamo sulla buona strada – ha aggiunto – Se la sconfitta di oggi viene catalogata e domani si ride e si scherza come prima significa che non sto trasmettendo i concetti giusti o che c’è un malato talmente grave che ha bisogno di tanto tempo”.