Il pensiero delle donne del calcio sul caso della Ceo giallorossa costretta a lasciare dopo le minacce ricevute per il caso De Rossi: "Non è una questione di genere". Mezzaroma: "Io ho sempre denunciato"

Dopo aver rassegnato le dimissioni Lina Souloukou non è più l’amministratore delegato della Roma. Da qualche giorno era stata messa sotto tutela delle forze dell’ordine dopo le proteste scoppiate in seguito all’esonero di Daniele De Rossi. Ad accompagnare la notizia uno scarno comunicato del club giallorosso di proprietà dei texani Dan e Ryan Friedkin: “Ringraziamo Lina per la sua dedizione in una fase particolarmente critica per il Club e le auguriamo il meglio per le sue future sfide professionali”.

Ilaria D’Amico: “Souloukou lasciata sola, serviva altra sensibilità” 

“Sono sempre molto attenta alle questioni di genere, perché l’Italia ha ancora una questione e si deve adeguare ai nostri cugini europei, di chi si è ‘normalizzato’. In questo caso però penso che se ci fosse stato un uomo al suo posto sarebbe successa la stessa cosa, c’è stato un blackout, con una comunicazione dei Friedkin, eravamo alla quarta giornata e la società aveva rinnovato qualche mese prima il contratto a una persona che è un simbolo e rappresenta molto per i romanisti. In questo è mancata la sensibilità di chiarire e gestire questa cosa”. Così la giornalista Ilaria D’Amico, commentando a LaPresse le minacce subite dalla ex Ceo della Roma Lina Souloukou, messa sotto scorta e costretta alle dimissioni a seguito dell’esonero di Daniele De Rossi.

“Sia chiaro, la società può sempre decidere ma ci sono questioni che necessitano di sensibilità diverse. Credo che i tifosi non hanno capito perché lo hanno esonerato, neanche io l’ho capito. Bisognava avere un’altra sensibilità”, prosegue D’Amico, specificando che lo scorso anno “De Rossi è stato riconfermato, non in quanto simbolo ma per il lavoro fatto dopo Mourinho. Si vive di momenti nel calcio ma con il suo passato ci volevano altri modi. Anche lì non c’è stata una difesa, c’è una società che decide dietro ma è molto avara nel far capire le cose e anche nel difendere i suoi dipendenti. Le minacce e le offese che un uomo avrebbe ricevuto sarebbero state sicuramente diverse, ma se ci fosse stato un uomo al posto di Lina Souloukou ci sarebbe stata un’identica contestazione. Perché è la decisione che è stata contestata. Questo però non giustifica le minacce, che sono tutte da condannare”.

In conclusione, il peso specifico della reazione dei tifosi romanisti è stato il nome di chi veniva licenziato: “Se era un altro allenatore era un conto, ma De Rossi è un simbolo. La linea non è stata proprio data, è stata una decisione molto forte. La società doveva usare un’altra strategia di comunicazione, la doveva proteggere e non c’è stata una parola a difesa di questa persona che è stata insultata in maniera vergognosa. Ci mancherebbe, è stata una legittima decisione di chi decide, ma è anche doveroso agire con le sensibilità del caso spiegando e comunicando a difesa della persona che poi si è trovata costretta alle dimissioni. (Souloukou, ndr) L’ho vista isolata e sola”. 

Capotondi: “Offese a Souloukou? Farne questione genere non aiuta donne”

“Le offese a Lina Souloukou? Sarebbe successa la stessa cosa con un uomo. Cambiano i termini ma non c’entra l’appartenenza di genere. Non è una possibile chiave di lettura. Non ho seguito molto la vicenda della Roma, ho letto però i commenti e credo sia più un tema legato alla città di Roma”. Così l’attrice Cristiana Capotondi, in passato dirigente calcistica nel ruolo di vice presidente della Lega Pro oltre ad aver svolto il ruolo di capo delegazione della nazionale di calcio femminile dell’Italia, parlando a LaPresse del caos seguito all’esonero di Daniele De Rossi dalla panchina della Roma e delle conseguenze pagate dalla ex Ceo Lina Souloukou, costretta alle dimissioni dopo essere stata messa sotto scorta per offese e minacce ricevute.

“Non ne farei una questione di genere, non aiuta le donne – sentenzia Capotondi – bisogna andare oltre la differenza di genere e anche i media dovrebbero farsene carico. La chiave secondo me è la città, la cultura della città, le proprietà straniere che arrivano in Italia e cercano di capire il tifo, oltre al forte legame tra Daniele (De Rossi, ndr) e il tifo romanista”.

Valentina Mezzaroma: “Minacce a Souloukou pessima figura, io denunciavo”

Le minacce sono sempre una cosa aberrante, parliamo di un piccolo uomo, e forse anche piccole donne perché dietro i nickname chissà chi si nasconde. Le trovo sempre ridicole, mi dispiace per la signora Soulokou che non è neanche romana e non capisce il contesto. Non hanno fatto bella figura”. Lo dice la ex vice presidente del Siena, Valentina Mezzaroma, commentando a LaPresse le minacce subite dalla ex Ceo della Roma Lina Souloukou, messa sotto scorta e costretta alle dimissioni a seguito dell’esonero di Daniele De Rossi.

“Sarà sempre una questione di genere – osserva la ex dirigente del club toscano – Non dico io quante minacce ho dovuto subire, ma io ho sempre denunciato. Sono tutti leoni da tastiera poi a tu per tu si ammutoliscono. Però è ovvio, parliamo di una donna, non italiana, quindi che non conosce il contesto. Non abbiamo fatto una gran bella figura. Io mi ci sono sempre fatta una risata, il calcio deve essere un divertimento e un gioco”.

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