Per lui sei scudetti, una Champions League, una Intercontinentale, un Intertoto, una Coppa Italia e quattro Supercoppa italiana

Capitano e bandiera per una vita intera, unica e inimitabile. Alessandro Del Piero, l’artista di traiettorie alla Pinturicchio come evocò l’Avvocato nell’esaltarne le sue doti balistiche quando lo ingaggiò, compie mezzo secolo, di cui poco meno della metà vestendo i colori di una squadra come la Juventus con cui ha scritto un pezzo di storia.

Del Piero in bianconero

Eppure in tutti quegli anni in bianconero, anche una bandiera è capace di vivere mille altre vite pur restando sempre fedele a se stesso, al suo stile, al suo modo di approcciarsi al mondo. Alex con la divisa della Juventus è uno di quei pochi calciatori che è invecchiato senza invecchiare mai. Ed è stato forse per questo che è diventato uno dei pochi giocatori ad essere identificato come capitano coraggioso di una squadra che ha traghettato anche attraverso stagioni piene di tempesta. Senza mai perdere la rotta.

La carriera

Nella sua storia sportiva non c’è da ricordare solo il suo esordio in A con la maglia bianconera (il 12 settembre 1993, subentrando a Fabrizio Ravanelli al 74′ di Foggia-Juventus) o la sua prima tripletta (20 marzo 2004 contro il Parma), gli scudetti vinti con Lippi, ma anche il suo infortunio (la rottura Del crociato nel 1998), il suo ritorno in campo, il complicato rapporto con mister Capello, la Coppa Del Mondo vinta nel 2006 con quel gol capolavoro alla Germania, lo scandalo Calciopoli, la retrocessione in B, il difficile ritorno in vetta suggellata da quella rete al Real Madrid che strappò gli applausi Del Bernabeu, l’ultimo scudetto e quell’addio complicato, drastico, sofferto e degno di un romanzo. Triste, solitario y final.

La storia di Pinturicchio (sei scudetti, una Champions League, una Intercontinentale, un Intertoto, una Coppa Italia e quattro Supercoppa italiana) è un concentrato di emozioni, racconti, rivincite e rinascite più incisivi degli autentici successi. Perchè sono state le sue risalite a renderlo grande o comunque un campione da seguire e prendere come esempio. “Le magliette tutte identiche vogliono dire squadra”, ha riferito più volte nel corso della sua carriera ripetendo più volte a se stesso che “vivere in compagnia Del talento è come avere un amico esigente, uno che ti aiuta ma non smette mai di chiedere. Se hai talento, sei obbligato a dimostrarlo. Sempre”. Per questo Pinturicchio ha colpito nel segno, per la sua caparbia volontà ad amare il lavoro, il sacrificio, la resilienza: “Bisogna ascoltare, non solo sentire. Osservare, non solo guardare”, ha sempre detto l’uomo che compie mezzo secolo che anche con gli scarpini appesi al chiodo dei ricordi non smette di affermare che “il talento cresce, migliora, va protetta e soprattutto non invecchia mai”. Come lui. 

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