Miglior marcatore di sempre della nazionale italiana, trascinò il Cagliari allo scudetto
Il 22 gennaio del 2024 moriva a Cagliari, a 79 anni, Gigi Riva, monumento rossoblu e del calcio italiano. Un simbolo, diventato poi leggenda, che ha segnato più reti di ogni altro giocatore nella storia della nazionale italiana (35 gol) e che ha guidato il Cagliari alla conquista dello scudetto del 1970. Lombardo di Leggiuno, rombo di tuono, questo il suo soprannoma, trovò nella Sardegna il posto dove crescere, vivere e diventare uno dei più grandi calciatori italiani. Con la maglia del Cagliari giocò 315 partite dal 1963 al 1977 e conquistò da trascinatore il campionato del 1970, primo e finora unico tricolore della squadra sarda. Lasciò il rossoblu solo per la nazionale azzurra con cui vinse un campionato europeo e un argento ai Mondiali del 1970. Con l’Italia segnò 35 gol, record ancora imbattuto. Dopo il ritiro fu dirigente accompagnatore della nazionale. Nel 2019 divenne presidente onorario del Cagliari.
La famiglia ha scelto di commemorarlo con una messa semplice e sobria, in linea con lo stile di vita riservato del campione, senza eventi pubblici o cerimonie ufficiali. La funzione si terrà alle 18 nella Basilica di Bonaria a Cagliari, lo stesso luogo che dodici mesi fa ha accolto i funerali di Rombo di Tuono. Riva è venuto a mancare in ospedale, dopo aver accusato un malore a casa nei giorni precedenti. La messa, voluta dalla famiglia, sarà un momento di riflessione intima, senza inviti ufficiali, alla quale parteciperanno solo parenti, amici e vecchi compagni di squadra. Non sono previsti rappresentanti del mondo del calcio o della politica, in linea con la volontà di Riva di evitare eccessive celebrazioni o clamori. Sarà però presente una delegazione del Cagliari Calcio, guidata dal presidente Tommaso Giulini, che domenica scorsa ha ricordato Riva durante la conferenza stampa di fine gara. Il legame con la città e con la squadra è più forte che mai, come dimostrato dall’omaggio dei tifosi durante la recente partita contro il Lecce, quando al minuto 11 – il numero della maglia di Riva – gli spalti hanno esploso in un lungo applauso, seguito dal coro: “C’è solo un Gigi Riva”. Riva, che aveva scelto Cagliari e la Sardegna come sua casa, è stato ed è tuttora amatissimo dai cagliaritani e dai sardi, un vero e proprio eroe amatissimo e indimenticato.
Il ricordo del Cagliari
“Ciao Gigi, scusa se ti disturbiamo. Come stai? Cosa combini? Quaggiù arrivano notizie frammentarie. Pare che tu abbia ritrovato l’intesa storica con ‘Pietruzzu’ e formato un tridente da sogno con Gianluca e Totò. Ve la dovete vedere con quel ragazzo col numero 13 che sta in difesa, uno forte, duro da superare. Non sappiamo se sia tutto vero, ci piace pensarlo. Chissà che duetti con Diego (Maradona, ndr) e ‘Pablito’ (Rossi, ndr), che duelli con ‘Kaiser Franz’ (Beckenbauer, ndr), e magari hai riportato in servizio il tuo amico Fabio (Cudicini, ndr), il ‘Ragno Nero’. Ma, come sempre, al tuo fianco hai i tuoi amici, prima che compagni, di quella avventura meravigliosa: Claudio (Nenè, ndr), Eraldo (Mancin, ndr), Mario (Martiradonna, ndr), Comunardo (Niccolai, ndr), Giulio (Zignoli, ndr), Cesare (Poli, ndr) e ‘Bobo’ (Gori, ndr)”. Inizia così una lunga lettera con cui il Cagliari ricorda sul suo sito Gigi Riva ad un anno dalla sua morte. “Da quando ci hai lasciato, non è più la stessa cosa. Ti abbiamo celebrato in ogni modo. Per come ti conosciamo, avrai tirato una sbuffata di fumo dalla tua centesima sigaretta, abbozzato un mezzo sorriso e pensato che siamo tutti matti. Avrai commentato che non meritavi tanto, che in fondo eri solo un calciatore, come avevi detto in una intervista alla Rai nella pancia del Sant’Elia dopo l’ultimo infortunio, col Milan nel 1976”, prosegue il club rossoblù.
“La verità è che ti abbiamo voluto bene e che ci manchi. È trascorso un anno, è corso veloce come facevi tu quando ti involavi palla al piede verso la porta avversaria e facevi a pezzi difensori e portieri. Forse non l’abbiamo ancora accettato. Il fatto è che per noi eri qualcosa di più di un calciatore. Eri il nostro Re guerriero, rifiutavi la corona e continuavi a lottare. Parlavi poco, ma quel poco era sufficiente. Contavano i fatti, no? Eri il nostro vanto, il nostro orgoglio. Un vessillo da esibire – scrive sempre il Cagliari – la roccia alla quale aggrapparsi quando le raffiche di vento si facevano più imperiose. Il nostro faro, la nostra certezza. Ti mettevi dalla parte dei più deboli, nemico delle ingiustizie. Sei arrivato in una Terra sconosciuta e selvaggia dove ti sei sentito a casa; con i tuoi compagni di avventura l’hai resa un’Isola felice e simpatica a chi la guardava da oltre il mare con gli occhi foderati da pregiudizio e ignoranza. A forza di rovesciate, hai capovolto il nostro mondo. L’hai fatto migliore”.”Adesso ci restano i ricordi. Ciascuno ha i propri, custoditi nel profondo. Piccole istantanee da tirare fuori in una notte buia. Quel tiro speciale, quel colpo di testa in tuffo, quel gol decisivo. O un semplice incontro da bambino che ti mancava il respiro a trovartelo davanti, concluso con un autografo e una carezza. Cerchiamo di addolcire la perdita, di riempire il vuoto. Siamo più soli, anche se non lo diamo a vedere. Resistiamo. Come avresti voluto tu”, si legge ancora. “Ora ti lasciamo tranquillo, Gigi. Un saluto forte, fin lassù”, conclude il Cagliari.
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