Coronavirus, Dal 4 maggio ripartono manifattura, costruzioni e qualche commercio

Piano completo per la ripartenza ancora da mettere a punto. Qualcosa ripartirà già la prossima settimana 

 Oltre il 3 maggio il lockdown  perché "diventerebbe molto dannoso per l'intera economia del paese, rischiando di compromettere il tessuto sociale e produttivo". L'Italia ripartirà ma "in condizioni di massima sicurezza" e senza fughe in avanti "indiscriminate" e "irresponsabili", che vanificherebbero gli sforzi compiuti. Giuseppe Conte ha sul tavolo il piano per la fase due messo a punto dalla Task force guidata da Vittorio Colao e aggiorna le parti sociali prima e gli enti locali poi.

 Il piano prevede la possibilità di ripartire dal 4 maggio con la manifattura e le costruzioni, oltre a qualche attività commerciale o del settore servizi collegata a chi riapre. Tra le ipotesi presentati dagli esperti al Governo c'è quella di far ripartire qualcosa già dal 27 aprile, in attesa di un più consistente allentamento del lockdown il 4 maggio. Per ottenere la deroga – recita il piano Colao – le aziende, oltre a dimostrare di avere i dispositivi di protezione e di essere in regola rispetto alla possibilità di garantire il distanziamento sociale, dovranno rispettare il protocollo di sicurezza sul lavoro. Non solo. Le imprese 'sicure' dovranno anche trovarsi su un territorio in cui la situazione epidemiologica e quella ospedaliera sono sotto controllo. "Irricevibile", però, la proposta per CGIL, CISL e Uil e ancora si valuta. L'ok al via libera sarebbe sottoposto al vaglio del Comitato tecnico scientifico. Silvio Brusaferro e gli altri ribadiscono l'appello alla cautela.

 Conte mette in chiaro con i suoi interlocutori che "non si tratta di un menù bello e sistemato, c'è ancora tanto da lavorare" e si dice consapevole del fatto che ci sarà una movimentazione maggiore e maggiori saranno le occasioni di contatto. "Abbiamo prefigurato anche, anzi dobbiamo dare per scontata – avverte – la risalita della curva epidemiologica". Gli scienziati "vorrebbero tenere 'R con zero' a 0,1 o a 0,0, ma è chiaro che pagheremmo un costo sociale ed economico insostenibile", spiega ai suoi interlocutori. La linea, dunque resta quella di "tenere sotto controllo la curva", evitare che risalga oltre una certa soglia e "predisporre dei meccanismi predeterminati su cui sta lavorando il Cts in modo che in una determinata area territoriale se la curva dei contagi dovesse risalire", si possa intervenire secondo questi meccanismi nazionali.

 Ecco perché, ammette Conte, sarà importante avere "dalla nostra parte" Governatori e sindaci, per non riaccendere polemiche dannose se e quando si tratterà di "chiudere i rubinetti".

 Il faro resta comunque la sicurezza sui luoghi di lavoro. L'accordo firmato da governo e parti sociali lo scorso 14 marzo "rimane un po' la nostra Bibbia", dice il premier. Secondo gli studi fatti dalla Task force saranno tra i 2,7 e oi 3 milioni i lavoratori a tornare a lavoro. Colao propone al Governo di posticipare il rientro di chi ha più di 60 anni, ma diverse sono le perplessità che si registrano all'interno dell'esecutivo.

 Ci sarà poi una "manutenzione", così la definisce il presidente del Consiglio, delle regole di sicurezza sulle distanze. "Non possiamo riproporre alla popolazione dopo mesi un regime restrittivo molto limitante". Sì, quindi, a un allentamento delle misure restrittive, "ma non uno stravolgimento". Prevista maggiore libertà per lo sport all'aria aperta, le seconde case e i contatti familiari. Anche se bar e ristoranti resteranno chiusi, si potrebbe prevedere anche la possibilità – oltre alla consegna a domicilio – anche di preparare cibo da asporto.

Ancora nulla è deciso, comunque. Queste indicazioni, insieme a quelle che presenterà anche il Comitato tecnico-scientifico, rappresentano – chiarisce palazzo Chigi – la base che il governo utilizzerà per definire il piano della fase due, che verrà annunciato entro la fine della settimana. Sarà quindi il Governo a tirare le somme.