Tre strutture a Taranto, Reggio Calabria e Napoli con norme e interpretazioni differenti. E per il turista l'accesso diventa un problema nell'estate della movida nelle discoteche
Il Giornale d'Italia in un reportage racconta le difficoltà di un turista a visitare tre musei del Sud Italia per quello che viene definito "l’effetto bislacco di differenti applicazioni o interpretazioni del dpcm e delle regole del buon senso" in un agosto che ha visto gli assembramenti della movida nelle discoteche e il rialzo dei contagi da Covid-19, importato nella città dai vacanzieri di ritorno dalle località balneari.
Al Museo Archeologico di Taranto è necessaria la prenotazione su Internet e possono entrare al massimo 30 persone contemporaneamente per una visita stabilita di 2 ore, su una superficie espositiva di circa 3.000 metri. Il cronista alla fine, dopo un colloquio con la vicedirettrice, riesce ad aggregarsi ad un gruppo di 15 visitatori al quale mancano delle persone.
A Reggio Calabria nel Museo archeologico nazionale che ospita i Bronzi di Riace – si legge ancora nell'articolo – "viene richiesta la prenotazione via internet e vengono applicate regole di contingentamento.Per evitare discussioni ci aggreghiamo ad altre 2 persone prenotate, per visitare il meraviglioso e semivuoto museo".
Al Museo archeologico nazionale di Napoli le regole anti-Covid 19 sono ancora diverse. "Oltre alla nota gentilezza partenopea, lì vale il buon senso. Non servono prenotazioni via internet ed è consentito ovviamente l’accesso con mascherina e facendo rispettare le distanze di legge", scrive il Giornale d'Italia, che poi si chiede: "Ma si applicano regole nazionali per strutture nazionali o ogni località fa da sè, con il rischio di stravolgere ogni buonsenso?". Il quotidiano sottolinea che "la mission di un museo dovrebbe essere quella di seminare la cultura, aumentare i visitatori (rispettando ovviamente la sicurezza), ed avere una gestione economicamente sostenibile". "E in tutto questo poi emerge l’altro lato, anch’esso non sempre comprensibile: movide serrate, centri città di mare e stradine assembrate, mascherine spesso dimenticate o messe al braccio o sul gomito", è la conclusione del reportage.
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