Cirio lancia l'allarme: "Non possiamo permetterci delle festività come la scorsa estate". Fontana chiede la zona arancione
Che Natale sarà? Manca ancora più di un mese alla festa più attesa dell’anno, ma già impazza il dibattito su come vivremo le feste. Anche fra i governatori. Più guardingo Alberto Cirio (Piemonte), più ottimisti i ‘vicini’ di Lombardi e Liguria, Attilio Fontana e Giovanni Toti. Sta di fatto che i presidenti restano impegnati, però, su un altro fronte. Dopo la Conferenza delle Regioni che ha bocciato i 21 parametri per le fasce di rischio, ritenuti “inadeguati”, e ha proposto di farli scendere a cinque, oggi è in calendario il confronto con il Governo. Il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, ha convocato per le 16 una riunione in videoconferenza. Sul tavolo la discussione sugli indicatori previsti per stabilire le zone, gialla, rossa o arancione. Saranno presenti anche il ministro della Salute, Roberto Speranza, e il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro. Un faccia a faccia che arriva alla vigilia della cabina di monitoraggio di venerdì in cui potrebbero arrivare nuovi verdetti con il ‘restyling’ della mappa colorata dello Stivale. Intanto, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha inviato una lettera a Speranza per chiedere “l’adozione di un provvedimento che inserisca esclusivamente i territori delle province di Foggia e di Bat nella cosiddetta ‘zona rossa’, in quanto caratterizzati da uno scenario di massima gravità e da un livello di rischio alto”.
Il confronto fra Regioni e Palazzo Chigi, anche a distanza, continua ad essere serrato. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, promuove il sistema per parametri, perché “ci consente interventi mirati e di introdurre misure restrittive che siano limitate nel tempo e ben dosate sull’effettivo livello di rischio dei territori”. L’obiettivo è chiaro: “Adottiamo queste misure per cercare di contenere al massimo il contagio”. Fra i promotori dell’ultimo incontro con i colleghi, il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, si dice convinto del fatto che “la decisione su quali provvedimenti applicare deve essere politica. Non va lasciata la parola finale ad un algoritmo. Governo e Regioni si devono confrontare e decidere di comune accordo”. Una sorta di assist per il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia. Il suo pensiero, in linea con quello del capo dell’esecutivo, è chiaro: “I 21 indicatori sono necessari, sono a tutela della salute di tutti noi”. E sulla proposta delle Regioni di ridurre i parametri, ecco un’apertura: “Se la cabina di regia accerterà che si possono fare delle modifiche, si faranno”. Poi Boccia lancia un appello: “Quello che non dobbiamo fare è politicizzare gli indicatori, ci deve essere una valutazione oggettiva”. Mentre Marco Marsilio, governatore dell’Abruzzo, non le manda a dire: “L’algoritmo è un po’ un mistero di Fatima, semplifichiamo e rendiamo trasparente questo percorso, per far capire meglio anche ai cittadini le scelte”. Intanto, il ministro della Salute ribadisce che “per vincere la sfida abbiamo bisogno di costruire il massimo di sinergia e collaborazione istituzionale, come” a marzo e aprile.
Sta di fatto che si avvicinano a grandi passi le festività natalizie. E i governatori, spesso abituati a fare fronte comune, in questo caso, non la vedono allo stesso modo. Il piemontese Cirio, pur specificando che “noi vogliamo vivere un Natale normale”, lancia l’allarme: “Se immaginiamo di viverlo così come qualcuno ha vissuto le settimane dell’estate, noi a gennaio-febbraio torneremo in questa situazione e non possiamo permetterlo”. Non la pensano così, invece, Fontana e Toti. Il governatore della Lombardia specifica: “È importante che il Natale venga vissuto con una certa libertà. Se rinviamo, c’è il rischio che ci siano conseguenze”. L’inquilino di Palazzo Lombardia, d’altronde, sottolinea: “Meglio un po’ di cautela all’inizio che dover rincorrere una ripartenza del virus. Cercando di metterci in sicurezza”. Anche Toti vuole guardare il bicchiere mezzo pieno: “Troppi catastrofisti. Qualcuno sembra quasi provare un sottile piacere nel pronosticare un Natale cupo, chiusi in casa e lontani dagli affetti più cari”. “Noi – è la sua promessa – faremo di tutto per poter fare un Natale il più normale possibile, ovviamente in sicurezza”. Ma prima ci sarà da pensare al confronto con il Governo, perché i parametri e i colori dell’Italia potrebbero subire presto un’altra rinfrescata.
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