Coronavirus, sindaco Sestriere: “Con impianti chiusi in fumo 70% economia invernale”

Gianni Poncet, primo cittadino della località regina del comprensorio sciistico della via Lattea, a LaPresse: "Spero si torni indietro su questa ipotesi"

Le vacanze natalizie valgono il 60-70% dell’ economia invernale montana. Perdere tutto questo sarebbe terribile, un danno irreversibile, una crisi insostenibile”. E’ l’allarme che Gianni Poncet, sindaco di Sestriere (To), località regina del comprensorio sciistico della via Lattea, e presidente dell’Associazione Maestri di Sci Alpi Occidentali, lancia a LaPresse di fronte al timore di una mancata riapertura degli impianti di risalita.

Cosa succederebbe se il Governo confermasse le notizie circolate in queste ore sulla possibilità di non riaprire gli impianti da sci per le festività natalizie?

La stagione sciistica passata, che è stata buona sino all’8 marzo, da quel lockdown per la pandemia ha perso 40-50 giorni. Patire per la seconda volta un altro danno sarebbe insostenibile. Mi auguro davvero che si torni indietro su questa ipotesi. E che anche grazie al lavoro in corso della Conferenza Stato Regioni si trovi una via logica che consenta una apertura in sicurezza. Naturalmente rispettando le regole. Perché la sicurezza e la salute sono prioritarie. Come è avvenuto questa estate in montagna, a differenza di quanto verificatosi al mare. In montagna infatti c’è stata una importante presenza estiva anche di chi ha seconde case e che è tornato: e non ci sono stati problemi. Perché in montagna ci sono spazi che consentono di poter stare in sicurezza.

Ma la curva dei contagi attuale non è quella di questa estate, oggi il virus vive una seconda ondata che preoccupa…

In montagna non si sono viste le scene cui si è assistito in certe località marittime. Il tema è che gli spazi di una spiaggia sono una cosa ma gli spazi della montagna sono ben diversi, perché in 350 km di piste danno modo a 5/10mila persone che girano di stare in sicurezza rispetto alla diffusione del Covid. Poi certamente deve prevalere sempre il buon senso.

Il governatore del Piemonte Alberto Cirio ha indicato come strada quella di trovare punti di equilibrio per esempio tenendo aperto lo sci ma chiudendo tutto il resto…. Cosa ne pensa?

Io ribadisco che quest’estate nei nostri territori le attività economiche, bar, alberghi, ristoranti, rifugi, hanno lavorato, tenendo il distanziamento, con i dehors, che se coperti si usano anche in inverno. Si può riproporre questo modello estivo, che ha funzionato, anche per le vacanze natalizie. Non vedo necessario chiudere delle attività, se si fanno entrare nei locali le persone in base alle capienze ridotte. Tutto per garantire il distanziamento richiesto dal decreto, anche nelle code per la risalita sugli impianti. Ma non vedo davvero perché penalizzare un’ attività più di un’altra. Solo a Sestriere fra alberghi e attività commerciali sono 200. Farle stare chiuse a Natale dopo la batosta subita quest’anno significa tagliare loro completamente le gambe. I ristori, laddove sono arrivati, non possono certo bastare a pagare affitti e spese.

Non si penalizzino ulteriormente anche altre categorie che hanno già patito, come i negozi di articoli sportivi e i maestri di sci, che in Italia sono 14 mila e sono 700 nel comprensorio della Via Lattea. Si può tenere aperto col buon senso, perché sciare è una attività all’aria aperta che si fa con casco, occhialoni, copricollo e mascherina, presupposti di sicurezza maggiore rispetto a tante altre situazioni.

La Svizzera intanto è pronta ad accogliere i nostri turisti della neve?

La Svizzera, pur non essendo messa molto meglio di noi col virus, ha già dato un segnale positivo per la stagione invernale, quello di continuare le attività quasi regolarmente. Questo per l’economia delle nostre località sciistiche crea un bel problema di competitività con realtà straniere che sono già competitor difficili.