ll premier vorrebbe concordare con l'Europa una sorta di rete di protezione comune per le festività
Non si placa la polemica sulla riapertura delle piste da sci per il periodo invernale. Il muro alzato dal premier Giuseppe Conte sul tema non ha fatto che infiammare la discussione dentro e fuori i confini nazionali. Il capo del governo giallo-rosso-viola vorrebbe concordare con l’Europa una sorta di rete di protezione comune, che contrasti i contagi nel periodo delle festività, insomma una chiusura collettiva degli impianti. E un primo passo verso delle misure europee è stato fatto nel corso del colloquio telefonico con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, di cui Conte ha poi riferito sui social: “Abbiamo discusso anche del coordinamento europeo delle misure sanitarie sul Covid19 in occasione del periodo natalizio”.
Ottimo scambio di vedute oggi con @vonderleyen su #GlobalHealthSummit in collegamento con il G20, coordinamento europeo delle misure sanitarie sul #Covid19 in occasione del periodo natalizio, un’azione europea più efficace sul tema migrazione con i Paesi extra-UE, e su Brexit pic.twitter.com/i1ISRwwS8R
— Giuseppe Conte (@GiuseppeConteIT) November 24, 2020
Pure il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, sostiene Conte: “Sullo sci servono regole europee, ma errare è umano e perseverare è diabolico. Le regole stanno funzionando ma ci sono ancora centinaia di morti quindi aiuti economici ma anche tanta responsabilità”. Anche dalla scienza arriva lo stop. Per il presidente del Consiglio superiore di Sanità, Franco Locatelli, l’avvio degli impianti “è incompatibile con i numeri che continuiamo a vedere”.
La mancata vacanza natalizia sulle piste da sci non piace, né in Italia né in Europa, dove si va in ordine sparso dato che in Svizzera gli impianti sono già aperti e lo resteranno, anche nel periodo di Natale. E la proposta di Conte fa sobbalzare sulla sedie l’Austria che, con il ministro delle finanze, Gernot Blumel, attacca: “Se l’Ue prevede effettivamente che le aree sciistiche debbano rimanere chiuse, ciò significa costi fino a 2 miliardi di euro. Se l’Ue lo vuole davvero, dovrà pagare anche per questo”. Un polverone a cui la stessa Von der Leyen, attraverso il suo portavoce Eric Mamer, prova a mettere ordine: “Il Collegio non ha discusso della possibilità di vietare le attività sciistiche, non era all’ordine del giorno”.
Non è più tranquilla la situazione in Italia con i governatori sul piede di guerra. Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, propone “un’intesa di tutto l’arco alpino, altrimenti saremmo gli unici a prendere restrizioni che mettono in difficoltà intere comunità, in un bacino di contagio che è unico per tutti”. E poi va all’attacco: “Spero che gli accordi siano condivisi. Non poter sciare a Cortina invece che a Klagenfurt o Pramollo non è una bella roba”.
Intanto, il governo sta già lavorando al nuovo Dpcm che potrebbe arrivare prima del 3 dicembre. Già venerdì si potrebbero vedere i primi allentamenti con Lombardia e Piemonte fuori dalla zona rossa e verso l’arancione. Domani ci sarà una nuova riunione dell’esecutivo per valutare le misure che ci accompagneranno per le festività di Natale. Il ministro Speranza su quanti posti a tavola saranno ‘raccomandati’ per la cena della Vigilia e per quella dell’ultimo dell’anno non si sbilancia: “. Bisogna limitarlo agli affetti più stretti, domani c’è una riunione sui numeri, li valuteremo. In Germania hanno scelto il numero 10, vedremo. Il messaggio è questo: è un momento per stare con le persone più care, ma si riducano tutte le occasioni in cui il contagio si può diffondere”.
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