Il costituzionalista non ha dubbi sulla liceità delle restrizioni, anche quando diversificate, tra chi è già immune al Covid-19 e chi ancora non lo è

L’idea di un certificato vaccinale da utilizzare come ‘patentino di immunità’, che si fa strada in Europa, “non presenta profili di illegittimità”, anche se al momento non tutti hanno la stessa possibilità di vaccinarsi. Il costituzionalista Valerio Onida non ha dubbi sulla liceità delle restrizioni, anche quando diversificate, tra chi è già immune al Covid-19 e chi ancora non lo è.

“La Costituzione consente di adottare misure restrittive, anche differenziate in relazione alla rischiosità concreta, per contenere il contagio, e dunque sono legittime eventuali restrizioni maggiori per i non vaccinati – chiarisce -. Il ‘certificato vaccinale’ non è nient’altro che la prova che una persona sia stata vaccinata, e dunque è meno contagiosa”.

L‘ex presidente della Consulta, 84 anni, attende di sapere la data in cui gli verrà somministrato il siero anti-Covid, per il quale ha già fatto una prima prenotazione, attraverso il sistema sanitario della Regione Lombardia. Intervistato da LaPresse, evidenzia che “per introdurre un obbligo vaccinale occorre una legge. Non è previsto che lo si possa fare per via amministrativa, ma restrizioni intese a contenere il contagio possono sempre essere previste con le misure di emergenza”.

“Da questo punto di vista potrebbero esserci, nei limiti della ragionevolezza, delle differenze di restrizioni per i vaccinati piuttosto che per i non vaccinati – spiega -. Parliamo ovviamente di restrizioni introdotte in via d’urgenza per contrastare la pandemia, come tante di quelle che abbiamo visto nell’ultimo anno”.

“Sugli spostamenti ad esempio si potrebbe dire che l’obbligo di quarantena per chi si sposta non valga se la persona è vaccinata – conclude -. E tutto ciò, ovviamente, impone di procedere il più velocemente possibile alla vaccinazione di tutti quelli che lo richiedono”.

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