Il premier in conferenza stampa sulla pandemia: "Riaprire dipende da campagna vaccinale e dati ed è miglior sostegno all'economia"
Le categorie più a rischio hanno la priorità assoluta nel piano vaccinale, ed è alla loro ‘messa in sicurezza’ che il premier Mario Draghi vincola le riaperture. Lo ha detto più volte, nelle settimane scorse, che vanno tutelati gli anziani piuttosto che questa o quella categoria professionale, ma ora il presidente del Consiglio pone la questione in modo chiaro. “Con che coscienza un giovane o comunque uno che non è compreso nelle prenotazioni salta la lista e si fa vaccinare? Questa è la prima domanda che uno dovrebbe farsi prima di farla al governo, alla Regioni: con che coscienza la gente salta la lista sapendo che lascia esposto al rischio una persona che ha più di 75 anni, un rischio concreto di morte, oppure una persona fragile” dice in conferenza stampa. La coscienza riguarda i cittadini, riguarda tutti, rimarca il premier che punta il dito sulle “responsabilità” dei furbetti del vaccino, stigmatizza le platee di operatori sanitari “che si allargano agli psicologi di 35 anni, a tanta gente che non è in prima linea”.
Il giorno dopo la pronuncia sull’Ema di Astrazeneca il premier parla per rassicurare, “questo crollo di fiducia si vede meno di quanto uno potesse aspettarsi”, la disponibilità dei vaccini non è calata, siamo a 239mila somministrazioni al giorno e l’obiettivo dei 500mila a fine mese è confermato. Con le dosi che abbiamo “ad aprile possiamo vaccinare tutti gli over 80 e gran parte degli over 75” che sono la priorità perché “non serve avere il 30% della popolazione vaccinata, meglio avere il 100% delle classi a rischio”. Da questo dipendono le riaperture, Draghi lo dice chiaro e tondo dopo averlo ribadito a Matteo Salvini in un colloquio durato circa tre quarti d’ora in cui il leader della Lega è tornato in pressing. “Ho visto Salvini, i presidenti di Regione, Anci e Province. Poi ho visto anche Bersani stamattina eh, in un equilibrio del tutto casuale. E’ normale chiedere le riaperture, sono le miglior forme di sostegno”, conferma il premier che però rimane fermo sui due paletti, contagi e vaccini. “Ci sarà una direttiva del commissario Figliuolo”, annuncia, “inseriremo il parametro delle vaccinazioni per le categorie a rischio per autorizzare e valutare le riaperture”. E si guarderà anche all’andamento nelle singole regioni per valutare l’allentamento della stretta: “È chiaro che nelle regioni che sono più avanti nelle vaccinazioni con fragili e più vulnerabili sarà più facile riaprire”. A partire dalla scuola, perché “speriamo di chiudere l’anno scolastico in presenza per tutti”. La Dad “è meglio di niente, ma c’è un divario tra le varie parti d’Italia” che è legato al digital gap: “L’anno trascorso è stato di depressione, la digitalizzazione sarebbe stata la via per fare il possibile nella nostra vita”. Se ne occuperà il Pnrr, assicura il premier.
Draghi non indica una data per le riaperture come sperava Salvini che la fissava al 20 aprile per le Regioni meno in difficoltà, “significherebbe conoscere esattamente il valore dei parametri rilevanti”, ma parla di guardare al “futuro, e non al passato”. Un futuro in cui “se le scadenze saranno rispettate abbiamo le dosi necessarie per il 2021” e i contratti per i vaccini nei prossimi anni “che serviranno per coprire le varianti”, “saranno fatti meglio”. E Sputnik? “Vediamo cosa dice l’Ema, poi si possono fare questi contratti, ma da quello che ci hanno detto che le capacità produttive sono molto limitate in dosi non interessanti. Bisogna vedere poi se può essere adattato in caso di varianti”.
Nel frattempo bisogna pensare alla ripartenza, a partire dal turismo perché “l’estate è domani”, e “abbiamo molto da imparare da Grecia e Spagna”, “dobbiamo dire che siamo pronti ad accogliere tutti i turisti con certificato vaccinale”.
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