Un incontro urgente con Mario Draghi, prima della pubblicazione del dl Covid, per presentare le proposte prioritarie rispetto alle misure in via di adozione con il provvedimento. E’ la richiesta formulata attraverso una lettera indirizzata al premier della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome all’indomani dell’approvazione in Cdm del decreto che introduce, da lunedì, misure per la graduale ripresa delle attività economiche e sociali. L’incontro viene chiesto “nello spirito di ricercare la massima condivisione delle scelte”. A far scattare la rabbia dei governatori in primis il nodo scuola, con le percentuali del rientro in classe degli studenti delle superiori salite dal 60 al 70%. E poi il coprifuoco mantenuto alle 22, nonostante la richiesta all’unanimità da parte delle Regioni di uno slittamento di un’ora.
Nella missiva inviata da Fedriga a Draghi, le Regioni partono proprio dal tema della percentuale minima per la didattica in presenza per gli istituiti della scuola secondaria di secondo grado prendendo atto “con amarezza” delle decisioni emerse in Cdm. “Col governo avevamo fatto un accordo con un range dal 60% al 100%, in base alla disponibilità di mezzi pubblici e alle differenze tra le regioni – ricorda Massimiliano Fedriga, presidente del Fvg e della Conferenza delle Regioni -. Non è possibile che si prende un accordo e poi non viene rispettato, si rischia un cortocircuito”. E infatti nella lettera si sottolinea come il metodo “non ha privilegiato il raccordo tra le diverse competenze che la Costituzione riconosce ai diversi livelli di Governo”.
Insomma Fedriga, e con lui il vice Michele Emiliano (Puglia) e i colleghi Luca Zaia (Veneto) e Giovanni Toti (Liguria), dicono no all’impostazione di un decreto che nel modo in cui è stato confezionato non soddisfa affatto gli enti locali. Enti sul piede di guerra pure sul fronte del mancato slittamento di un’ora del coprifuoco. “Le istanze delle Regioni non sono state accolte” incalza Zaia, seguito a ruota da Emiliano, preoccupato anche dagli effetti collaterali del provvedimento: “Rischia di distruggere quel poco di turismo locale che dobbiamo tentare di conservare”. Ecco quindi che nella lettera si torna con forza sulla questione proponendo di valutare “il differimento dell’interruzione delle attività e della mobilità dalle ore 22 alle ore 23” anche in considerazione dell’approssimarsi della stagione estiva, caratterizzata dall’ora legale, e della riapertura delle attività sociali e culturali.