Matteo Salvini alla fine non sente il sottosegretario Pier Paolo Sileri- oggi diventato papà- e decide di votare contro la mozione presentata dal partito di Giorgia Meloni in Senato contro il ministro della Salute

Su Roberto Speranza non si scherza. Il centrodestra ‘di governo’, nato ieri per risolvere l’affaire coprifuoco, oggi cambia linea, consapevole che un ‘non voto’ avrebbe colpito Mario Draghi, facendo traballare l’esecutivo dei migliori. E’ il passo successivo, quello che tutti si aspettavano e che ha messo al riparo Lega e Forza Italia da eventuali attacchi da parte dell’ala più a sinistra, Pd-Leu insieme a M5S, seduta anch’essa al tavolo di palazzo Chigi. Matteo Salvini alla fine non sente il sottosegretario Pier Paolo Sileri- oggi diventato papà- e decide di votare contro la mozione presentata dal partito di Giorgia Meloni in Senato contro il ministro della Salute.

La partita si era chiusa già ieri, apprende LaPresse, dopo il colloquio tra il leader della Lega e il premier nell’emiciclo del Senato. Il tema era il coprifuoco, trovare la sintesi sull’ordine del giorno in discussione alla Camera, che doveva mettere tutti d’accordo sminando gli attacchi di Meloni. Un faccia a faccia che alla fine, filtra, ha portato “un punto di equilibrio su tutto”, anche sulla mozione di sfiducia a Speranza. Era chiaro che sfiduciare il titolare della Salute sarebbe stato l’equivalente di sfiduciare il presidente del Consiglio, a cui la Lega ha promesso lealtà e sostegno. L’unico dubbio era quello di trovare uno strumento che avrebbe comunque aiutato a sfatare ogni dubbio sull’operato di Speranza. Ecco allora la proposta di legge per l’istituzione della commissione d’inchiesta sul mancato piano pandemico, nella quale si chiede “di accertare se nell’ipotesi in cui il nostro Paese avesse aggiornato il proprio piano “si sarebbe potuto limitare il numero dei morti”. L’auspicio, si legge nella nota del centrodestra di governo, è che, “attorno ad una proposta seria, si possa trovare la convergenza della stragrande maggioranza delle forze parlamentari”.

Si rafforza dunque l’asse Lega-Fi, una chiara strategia volta a rafforzare la presenza dei due partiti nella squadra di Draghi per parare anche i colpi, riferiscono, e provocazioni lanciate dal Nazareno, come la legge Zan. Una componente distaccata che muoverà i suoi passi solo dopo ‘cabine di regia’ scadenzate e costanti. E’ noto che il partito di Silvio Berlusconi non avrebbe mai votato una sfiducia individuale, lo ha fatto solo una volta nella sua storia in Parlamento e contro “l’indifendibile”, ricordano, Danilo Toninelli. E il piano è volto anche a delimitare il campo di azione di Fratelli d’Italia che, secondo fonti del centrodestra di governo, “non perde occasione di sfidare gli alleati” per un tornaconto propagandistico. Alla fine, viene rilevato, la protesta di Meloni dall’opposizione “vale 29 voti”, mentre l’opera del centrodestra di governo è destinata a fare la differenza. Non è d’accordo la leader di Fdi che bocciata la mozione, tuona: “Tutti i partiti della maggioranza hanno deciso così di sostenere le scelte della gestione opaca e fallimentare della pandemia. Chissà se gli italiani la pensano allo stesso modo”. Ora il divario all’interno della coalizione tradizionale è sempre più ampio, con una rincorsa a due per la leadership e tante incognite che per ora non vogliono essere risolte. Prima fra tutte i candidati per le prossime amministrative su cui, ribadiscono, “c’è ancora tempo”. A far salire la tensione il Copasir e anche le future nomine, soprattutto nel Cda della Rai, su cui Fdi rischia di rimanere isolata.

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