Divide la proposta di sospendere i diritti esclusivi delle case farmaceutiche, anche gli scienziati non nascondono le loro perplessità
L’appoggio alla revoca dei brevetti sui vaccini anti covid-19 annunciato da Joe Biden scuote il mondo alla ricerca di una via di uscita dalla pandemia. L’Oms lo definisce un “momento monumentale” nella lotta contro il Covid-19 e l’Europa, tramite la presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen, fa sapere di essere “pronta a discutere” la proposta degli Stati Uniti così come qualsiasi altra che serva per affrontare la crisi “in modo pragmatico ed efficace”.
Una posizione che aderisce perfettamente a quella dell’Italia. Per il premier Mario Draghi i vaccini sono “un bene comune globale” ed è quindi prioritario “aumentare la loro produzione garantendone la sicurezza” oltre ad abbattere “gli ostacoli che limitano le campagne vaccinali”. “Completamente d’accordo” si dice anche il presidente francese Emmanuel Macron e pure Vladimir Putin, da tempo in rotta di collisione con l’Ue, fa sapere che la Russia è “pronta a sostenere l’idea della revoca delle protezioni dei brevetti” sui vaccini.
Più scettica, invece, la cancelliera tedesca Angela Merkel che vede nella protezione della proprietà intellettuale “una fonte di innovazione e deve rimanere tale anche in futuro”. Secondo la leader di Berlino il fattore limitante è invece “la capacità di produzione e non i brevetti”. E proprio in Germania ha sede la BioNTech, produttrice di uno dei principali vaccini insieme a Pfizer. Entrambe non nascondono la loro contrarietà all’idea lanciata da Biden. In Italia a rincarare la dose è Farmidustria che si dice “sorpresa e preoccupata” per le iniziative internazionali volte a “ridurre o annullare” la proprietà intellettuale.
Gli stessi scienziati non nascondo le loro perplessità. “Dal punto di vista prettamente industriale un privato investe per trarre un profitto. Se arriva una pressione politica può disincentivare le aziende a metterci dei soldi”, argomenta con LaPresse l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco, mentre Nino Cartabellotta, presidente della fondazione Gimbe, mette in luce come “la sospensione dei brevetti senza la cessione di know-how sia solo uno slogan politico che non incrementa la produzione mondiale di vaccini anti-covid”. Anche perché, come spiegato da Guido Rasi, ex direttore generale dell’Ema, i vaccini “non sono la torta della nonna che ti lascio la ricetta e più o meno la rifai”. Servono competenze, strutture adeguate, controlli e soprattutto tempo.
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