Oltre 45 milioni di dosi somministrate e quasi un italiano su tre già immunizzato. Sono i numeri di una campagna anti-Covid che procede sulla tabella di marcia del generale Figliuolo nonostante qualche intoppo, ultimo in ordine di tempo quello legato al cosiddetto richiamo ‘eterologo’, che preoccupa non pochi vaccinandi.
Dopo le parole del presidente del Consiglio Mario Draghi, che martedì riceverà la seconda dose di vaccino anti-Covid diversa dalla prima, a fare chiarezza arrivano le indicazioni del Ministero della Salute.
Gli under 60 che dopo aver ricevuto AstraZeneca non vorranno cambiare per il richiamo, potranno proseguire con Vaxzevria, anche se l’indicazione degli esperti resta quella di riservare il vaccino anglosvedese ai soli over 60. Lo stesso principio viene applicato all’altro vaccino a vettore virale, il monodose Johnson & Johnson.
“Qualora un soggetto di età inferiore ai 60 anni – si legge nella circolare firmata dal direttore generale della prevenzione del Ministero della Salute, Giovanni Rezza – dopo aver ricevuto la prima dose di vaccino Vaxzevria, pur a fronte di documentata e accurata informazione fornita dal medico vaccinatore o dagli operatori del centro vaccinale sui rischi di Vitt (trombosi e piastrinopenia indotta da vaccino, ndr), rifiuti senza possibilità di convincimento, il crossing a vaccino a mRna, allo stesso, dopo acquisizione di adeguato consenso informato, può essere somministrata la seconda dose di Vaxzevria”.
L’obiettivo primario è fare in modo che nessuno eviti la seconda dose per timori legati al ‘mix’, anche perché i dati del Regno Unito dicono che dove la campagna ha puntato sulle prime dosi ora corre l’onda dei contagi da variante Delta, nei confronti della quale i parzialmente vaccinati non sono sufficientemente protetti.
Per quanto riguarda J&J, viene raccomandato per i soli over 60 anche se “il Cts – scrive il ministero – ha previsto la possibilità che si determinino specifiche situazioni in cui siano evidenti le condizioni di vantaggio della singola somministrazione”. Il riferimento è in particolare “al caso di campagne vaccinali specifiche per popolazioni non stanziali o caratterizzate da elevata mobilità lavorativa e, più in generale, per i cosiddetti gruppi di popolazione ‘hard to reach'”, come migranti o clochard, per i quali “considerate le criticità relative alla logistica e alle tempistiche della somministrazione di un ciclo vaccinale a due dosi, il rapporto benefico/rischio della somministrazione del vaccino Janssen in soggetti al di sotto dei 60 anni potrebbe risultare favorevole”.
Da luglio ci sarà un ulteriore aumento delle consegne e l’auspicio è che, spinta dai vaccini Pfizer e Moderna, la campagna possa centrare l’obiettivo dell’immunità di gregge a fine estate che, rassicura il commissario Figliuolo, nonostante gli intoppi AstraZeneca, è ancora a portata di mano.