"Non c'è l'obbligo vaccinale", ricorda Francesco Gentile, delegato Co.Cer interforze
L’obbligo di possedere ed esibire il Green pass per poter usufruire delle mense di servizio sta creando forti disagi tra le forze dell’ordine. Tutti – tra agenti di polizia, carabinieri, fiamme gialle e militari della Difesa – “se sprovvisti di certificazione verde sono costretti, nelle migliori delle ipotesi, a mangiare in stanzini improvvisati a sale da pranzo. Altrimenti fuori, sotto il sole, su un muretto di fortuna”, denuncia Francesco Gentile, delegato Co.Cer interforze, rappresentante militare delle forze armate, intervistato da LaPresse. “Siamo di fronte a forti discriminazioni – tuona il sindacalista -, dove chi non possiede il Green pass è trattato come un militare di serie B”.
Una situazione che il rappresentante del sindacato di categoria definisce “ingiusta e al limite del grottesco” spiegando che bisogna garantire “pari dignità di trattamento” tra chi è immunizzato e chi no. “Il Governo deve affrontare immediatamente la questione, perché così è intollerabile”. E ribadisce: “Il Green pass all’interno delle mense militari è inapplicabile” perché, “non in tutte le strutture è possibile allestire un servizio di mensa alternativo”.
Il sindacalista sottolinea che “a tutti va garantito lo stesso trattamento a tavola. E invece abbiamo assistito a situazioni spiacevoli in cui i comandanti sono stati costretti ad adottare misure estreme per i militari non vaccinati dando loro un ‘sacchetto viveri’, con dentro un panino, una mela e una scatoletta di tonno, da mangiare fuori dalla mensa”. Il rappresentante Cocer ricorda che “sin dall’inizio abbiamo adottato tutti i protocolli necessari per garantire il rispetto della normativa anti-Covid all’interno delle mense, dal distanziamento alla misurazione della temperatura all’ingresso, dall’utilizzo di gel disinfettanti alle barriere in plexiglass”. La mensa “è un luogo sicuro”, garantisce.
Nelle forze armate non c’è l’obbligo vaccinale
Gentile ricorda che tra le forze armate “non c’è obbligo vaccinale”. Tuttavia “circa l’87% di loro è immunizzato. Il restante 13% fa appello al libero arbitrio. Poi, se verrà imposta la vaccinazione per tutti, ci si adeguerà. Ma fino ad allora – prosegue il sindacalista – non si possono fare discriminazioni”. In più, denuncia il rappresentante del sindacato interforze, “chi gestisce la struttura militare, nel momento in cui non può far pranzare i non vaccinati in un contesto adeguato, potrebbe essere costretto ad adottare delle misure straordinarie – come l’assenza giustificata dal servizio o lo smart working – affinché questi militari vengano tutelati. In questo modo i vaccinati andranno a lavorare, mentre chi non lo è, verrà lasciato a casa in assenza giustificata. Così non si incentiva a vaccinarsi. Anzi, l’esatto contrario”.
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