Dura fino all’ultimo miglio il braccio di ferro interno alla maggioranza sul decreto Green pass. La Lega resta sulle barricate e chiede a Mario Draghi di non ‘blindare’ il provvedimento all’esame della Camera. “Chiederò al governo di non mettere la fiducia – dice chiaro Matteo Salvini – ci sono 50 emendamenti, noi ne abbiamo presentati 5. Non c’è alcuna volontà di fare ostruzionismo”, taglia corto. In realtà, dopo la volontà di accelerare trapelata nei giorni scorsi dai conciliaboli in Parlamento, la maggioranza – nonostante le distanze interne – prova a siglare una sorta di tregua sul provvedimento che disciplina l’utilizzo della certificazione verde, prolungandone anche la durata da nove a dodici mesi. L’indicazione, quasi a non voler stressare ancor di più i rapporti con la forza della maggioranza che per ora scalpita (ed è costretta ad abbozzare) più delle altre, arriva direttamente da palazzo Chigi. Come se il premier ponesse una questione di fiducia sul Carroccio piuttosto che sul provvedimento.
La questione rimbalza tra Montecitorio e la sede del Governo. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà, riunisce via zoom i capigruppo dei partiti di maggioranza. Il Carroccio insiste per procedere con l’iter regolare dell’esame del testo, ma – a richiesta di precisi impegni – si rifiuta di ritirare le proprie proposte di modifica. “Non le ritiriamo e non vogliamo la fiducia”, insistono i leghisti con il ministro che raccoglie le posizioni di tutte e le riferisce al premier. Si tratta.
Nell’aula della Camera la discussione generale scivola via secondo copione, con la Lega – che in commissione Affari sociali ha votato a favore della soppressione del lasciapassare anti-Covid – che ribadisce la linea. “Abbiamo presentato degli emendamenti per correggere alcune storture e soprattutto evitare che il provvedimento diventasse l’ennesimo strumento di divisione – spiega il deputato del Carroccio Giuseppe Paolini -. A differenza del messaggio che sta passando la Lega non sta creando problemi al Governo sull’applicazione del Green pass ma dando voce alle perplessità di una parte dei cittadini che chiedono che non vi sia l’obbligo di vaccinarsi”.
FdI combatte la stessa battaglia, ma i toni sono decisamente più forti. La certificazione verde, sentenzia Ylenja Lucaselli, “per noi è una misura che non ha valore in quanto non è stata disposta con logica e con coerenza. Blocca la necessità di esercitare una diversa opinione e di esprimere la propria libertà nelle scelte e nella vita sociale e poi ha tantissime incongruenze nell’aspetto pratico”.”Il Governo bullizza chi non si vaccina. Non è accettabile che l’obbligatorietà della certificazione verde costringa in maniera subdola i cittadini a vaccinarsi, pena l’esclusione dalla vita sociale Questa non è libertà – le fa eco Davide Galantino -. Voi fate la guerra a chi si fa domande, avete creato un esercito di terroristi: i no vax”. L’accusa, data l’ipotesi fiducia circolata nei giorni scorsi, è quella di “avere paura dell’aula e della democrazia”. “Faremo ostruzionismo – annuncia Federico Mollicone – perché ve lo meritate perché gli italiani ci chiedono di contrastare questa violenza parlamentare”.