Il messaggio è netto: la spesa sanitaria sia considerata "un investimento", non un costo

Vaccini anti-Covid per tutti i paesi del mondo, massima attenzione al benessere delle persone, ma anche dell’ambiente, e maggiori investimenti per rilanciare ovunque la sanità pubblica.

Il G20 della salute si chiude con l’approvazione unanime del Patto di Roma che fissa i punti per una sanità del futuro funzionale e attenta a non lasciare nessuno indietro.

Al primo posto la lotta contro la pandemia che, ribadisce a più riprese il ministro Roberto Speranza, si vince “solo insieme”. “Lavoreremo verso il miglioramento dell’accesso tempestivo, equo e globale a vaccini, terapeutici e diagnostici per il Covid-19 che siano sicuri, efficaci e dal costo accessibile – si legge nella dichiarazione finale -. In linea con l’Oms sosteniamo l’obiettivo di vaccinare almeno il 40% della popolazione globale entro la fine del 2021″.

Troppe e ‘insostenibili’ le distanze tra i Paesi sul fronte pandemico, evidenzia Speranza, che ricorda come la campagna anti-Covid in alcune aree più fragili sia ancora un miraggio.

L’accesso alle dosi deve essere universale, e per farlo, spiega, “dobbiamo rendere altre aree del mondo capaci di produrre vaccini, affinché abbiano un maggior tasso di autonomia”.

Quattro le aree ‘prioritarie’ su cui si è concentrata l’attenzione dei grandi riuniti nella due giorni dei Musei Capitolini: “ripresa sana e sostenibile; costruire resilienza ‘One Health’; risposta coordinata e collaborativa; e vaccini, terapeutici e diagnostici accessibili”. I quattro punti vengono sviscerati nei 33 articoli del ‘patto’ e la loro realizzazione passa per l’attenzione alla salute di genere, la lotta alla povertà di sanità e medicine, la necessità di una scienza nella quale la ricerca si basi su trasparenza, collaborazioni internazionali e finanziamenti adeguati.

Fondamentale il tema economico, con l’impegno del G20 ad accrescere gli stanziamenti per arrivare a “sistemi sanitari pubblici resilienti”, con programmazioni di lunga durata che possano migliorare la risposta alle emergenze sanitarie.

Il messaggio è netto: la spesa sanitaria sia considerata “un investimento”, non un costo. E guai a dimenticare che “la prevenzione attiva, oltre ad evitare la sofferenza umana, è di gran lunga l’approccio con il miglior rapporto costi-benefici”.

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