Mediazione con la Lega: green pass base sufficiente per servizi e negozi. Draghi: "Interveniamo per ridurre la pressione sugli ospedali e salvare vite"
Mario Draghi vara la stretta per arginare l’impennata dei contagi da Covid-19 e ‘doma’ la Lega, evitando lo strappo del partito di Matteo Salvini. Alla fine il governo sceglie l’obbligo vaccinale per gli over 50 (i lavoratori saranno controllati con il super green pass) ed estende l’obbligo del certificato 2G a diverse attività della vita pubblica.
Il raggiungimento dell’intesa avviene dopo ore concitate con il Carroccio sulle barricate per evitare l’obbligo vaccinale incondizionato. In cabina di regia, convocata dal presidente del Consiglio nel pomeriggio, si arriva dopo una serie di riunioni tecniche e contatti tra le varie forze politiche. Sia da via Bellerio che dai 5Stelle, tuttavia, arriva la proposta di limitare l’obbligatorietà solo agli over 60, fascia – viene spiegato – più colpita e che si ritrova a riempire le terapie intensive.
Di segno opposto il Partito democratico e Forza Italia che invece spingono per una misura più stringente che comprenda tutta la popolazione che ha la possibilità di accedere al siero anti-Covid. Le posizioni sono insomma distanti anni luce, con il ministro Speranza, viene riferito, che contesta fortemente il solo obbligo ai sessantenni perché “insufficiente”. È Draghi ancora una volta a trovare la sintesi: “Vogliamo frenare la crescita della curva dei contagi e spingere gli italiani che ancora non si sono vaccinati a farlo. Interveniamo in particolare sulle classi di età che sono più a rischio di ospedalizzazione per ridurre la pressione sugli ospedali e salvare vite”. Quello di oggi, è il messaggio, “non è un compromesso politico”, ma una necessità per “preservare il buon funzionamento delle strutture ospedaliere e, allo stesso tempo, mantenere aperte le scuole e le attività economiche”.
Si va quindi con l’obbligo per i 50enni, mentre fallisce il blitz di Forza Italia di arrivare a comprendere anche la fascia dei 40enni. La Lega, rappresentata in cabina di regia da Massimiliano Garavaglia, non ci sta e mentre è ancora in corso la riunione consegna alle agenzie di stampa una nota al vetriolo. “Siamo responsabilmente al governo ma non acquiescenti a misure, come gli obblighi che incidono profondamente sulla libertà al lavoro che è tutelata dalla costituzione o a misure senza fondamento scientifico visto che la maggioranza assoluta dei ricoverati Covid ha ben più di 60 anni. Inoltre, manca l’assunzione esplicita di responsabilità dello Stato quando si introduce un obbligo vaccinale”, rimarcano i tre ministri Giorgetti, Garavaglia e Stefani, annunciando: “Formuleremo inoltre una proposta per consentire l’anticipo del tfr a chi è rimasto senza stipendio perché sospeso dal lavoro per permettere il sostegno delle famiglie altrimenti prive di reddito”.
La temperatura in Cdm si alza, il decreto rischia di passare con l’astensione della Lega, un atto che – in vista dell’elezione del capo dello Stato – potrebbe essere premonitore di una futura maggioranza Ursula. Draghi però tiene coesi i suoi ministri e consegna alle cronache una mediazione che accontenta i leghisti. Per alcune attività – sia per i lavoratori che per i clienti – basterà infatti il green pass base, e si tratta di estetisti, parrucchieri, banche, negozi e centri commerciali, uffici pubblici. È pace fatta e il decreto legge passa all’unanimità.Tra le novità previste dal decreto, anche una maggiore flessibilità per lo smart working. I ministri per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, e del Lavoro, Andrea Orlando, hanno infatti firmato una circolare per sensibilizzare le amministrazioni pubbliche e i datori di lavoro privati a usare pienamente gli strumenti di flessibilità che le discipline di settore già consentono sul ricorso allo smart working. Via libera anche alla terza dose per la fascia di età che va dai 12 ai 16 anni. Da lunedì, ha spiegato Speranza durante la cabina di regia, si dovrebbe poter prenotare.
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