L'infettivologo, consulente della difesa del Pat, prima di entrare nell'aula bunker di piazza Filangieri a Milano
“Non è necessario che questa inchiesta vada avanti. Ci sono alcuni elementi fondamentali ed evidenti: al Trivulzio non avevano la possibilità di fare tamponi. A livello internazionale una parte di anziani si è infettata in maniera del tutto asintomatica. In una struttura come il Pio Albergo Trivulzio, senza possibilità di fare tamponi, lo screening fatto solo sulla febbre e sui sintomi respiratori avrebbe comportato il non riconoscere almeno il 50 per cento delle persone infettate tra gli ospiti”. Così l’infettivologo Massimo Galli, consulente della difesa del Pat, prima di entrare nell’aula bunker di piazza Filangieri a Milano. “Se poi consideriamo che nel primo periodo dell’epidemia a Milano è documentato che c’erano molte infezioni asintomatiche – ha aggiunto Galli – significa che c’è una grande quantità di persone che in quel momento si era infettata senza saperlo”. Una Rsa come il Pat “in quel momento aveva una difficoltà enorme nel poter trasferire le persone in ospedale perché erano già pieni. Stiamo affrontando una problematica e un’indagine – ha ribadito – che non ha senso che venga protratta nel tempo”.
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