Napoli, 26 set. (LaPresse) – E’ attesa in procura a Napoli per la decisione del tribunale del riesame, che entro oggi dovrà decidere le sorti dell’inchiesta sul presunto ricatto al premier, Silvio Berlusconi. Venerdì il colpo di scena: i magistrati partenopei hanno sostenuto, davanti al giudice del riesame, la possibilità, dopo la chiusura delle indagini a Bari sul presunto giro di escort destinate alle residente private del premier e gestito da Gianpaolo Tarantini, di contestare agli indagati l’articolo 377 bis che punisce “l’induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria”. Una accusa che potrebbe modificare anche la posizione di Berlusconi da parte lesa a indagato. Per ora non ci sono state conferme sull’iscrizione del premier nel registro degli indagati ma potrebbe essere proprio il tribunale del riesame a pronunciarsi chiedendo alla procura di Napoli, o a quella di Roma, di proseguire l’indagine anche su questo punto.
E’ proprio la formulazione di un nuovo reato a riaprire la questione della competenza territoriale, sollevata in quanto Napoli sarebbe stato il primo luogo dove potrebbero essere state rese testimonianze mendaci. I pm Henry John Woodcock, Vittorio Piscitelli e Francesco Curcio hanno chiesto che, nel caso il fascicolo non possa rimanere nel capoluogo campano, venga trasferito a Lecce o a Bari, procure che indagano proprio sul caso escort. Anche se per ora la titolarità è a Roma dove il pool del procuratore aggiunto Pietro Saviotti è già a lavoro. Il riesame, inoltre, è chiamato a pronunciarsi sulla scarcerazione di Tarantini e Lavitola. Per l’imprenditore barese il giudizio potrebbe essere scontato: già la procura di Napoli ha dato parere favorevole per i domiciliari. Più complessa la posizione di Lavitola, ancora latitante a Panama.
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