Perugia, 18 giu. (LaPresse) – E’ il giorno di Mario Alessi, il muratore condannato all’ergastolo per l’omicidio del piccolo Tommaso Onofri, al processo d’appello ad Amanda Knox e Raffaele Sollecito, accusati e già condannati in primo grado per avere ucciso Meredith Kercher, la studentessa inglese morta a Perugia la notte del primo novembre 2007.
Due tragiche storie di cronaca che si sono incrociate davanti alla Corte d’Assise d’appello del capoluogo umbro, per uno strano incrocio del destino che ha coinvolto proprio Alessi e Rudy Guede, l’ivoriano condannato a 16 anni per l’omicidio della studentessa. I due hanno trascorso un periodo nello stesso carcere, quello di Viterbo e lì Guede avrebbe avvicinato il muratore durante l’ora d’aria, un giorno del novembre 2009, confessandogli che Amanda e Raffaele non c’entravano nulla con l’omicidio di Meredith, ma che il vero responsabile era un suo amico.
Secondo la testimonianza di Alessi, Guede avrebbe riferito che la notte del primo novembre 2007 si trovava insieme al presunto amico a casa di Meredith. Allontanatosi dalla stanza della ragazza per andare in bagno sarebbe poi tornato di corsa, allarmato dalle urla della giovane, che, per terra, stava disperatamente cercando di sfuggire a un tentativo di violenza. A quel punto, secondo il racconto di Alessi, l’amico di Guede avrebbe tirato fuori un coltello. “Dobbiamo finirla – avrebbe detto all’ivoriano – altrimenti ci farà marcire in galera”.
Al termine della testimonianza dell’assassino del piccolo Tommy, Francesco Maresca, l’avvocato della famiglia Kercher, ha cercato di mettere in dubbio la credibilità dell’uomo. L’avvocato ha mostrato l’immagine del bambino ad Alessi e gli ha chiesto se lo conoscesse. “No” ha risposto l’uomo. “Noi invece lo conosciamo” ha detto Maresca.
Dopo la deposizione di Mario Alessi la difesa della Knox ha chiamato a testimoniare Luciano Aviello, ex collaboratore di giustizia, già condannato per vari reati, tra cui diffamazione. L’uomo ha accusato dell’omicidio di Meredith Kercher suo fratello. Aviello ha detto che si trovava nella sua casa di Perugia la notte del delitto e che suo fratello è rientrato tardi, con la giacca strappata e un braccio sanguinante. “Ho curato le sue ferite – ha raccontato – e ho cercato di calmarlo”. Il movente dell’omicidio sarebbe stato legato al furto di un quadro che il fratello avrebbe dovuto rubare su commissione. Secondo la testimonianza di Aviello, i due ladri avrebbero sbagliato indirizzo e sarebbero così finiti nella casa di Meredith e Amanda. Sorpresi dalla studentessa inglese, l’avrebbero prima violentata e poi uccisa.
Per Chris Mellas, patrigno di Amanda Knox, quella di oggi “è stata una delle udienze più bizzarre”. In merito alla deposizione di Alessi, l’uomo ha dichiarato che è stata lineare e il fatto che più persone stiano corroborando questa versione gli conferisce un certo grado di credibilità”. Di parere opposto Francesco Maresca, per il quale l’udienza “è stata una farsa” e la testimonianza dell’assassino del piccolo Tommy “totalmente inaffidabile”.