Roma, 16 ago. (LaPresse)- Caligola sotto i tendoni di nylon sembra ancora più aggressivo. Ma l’afa e il caldo, che stanno da giorni soffocando Roma, non riescono a bloccare la protesta e la convinzione dei lavoratori di Cinecittà che dal 4 luglio, davanti a un ingresso laterale dell’entrata, sulla Tuscolana, hanno messo in piedi un presidio contro il piano di ristrutturazione della cittadella cinematografica, che consiste prima di tutto nell’esternalizzazione delle attività e nella divisione delle maestranze. E scioperano. E lo faranno almeno fino al 24 agosto. Dopo l’intervento di Luigi Abete, a capo della holding che deve dar vita al nuovo progetto, il prefetto di Roma era intervenuto per indicare una strada e aprire un tavolo.
“Le premesse di Pecoraro – dice Pierluigi Libi dell’Ugl – erano accettabili e noi lo ringraziamo. Ma convocare il 4 agosto un tavolo per il 30 e nel frattempo chiederci di tornare al lavoro, no. Questa condizione noi non l’abbiamo accettata. Abete è in ferie in Corsica, e certamente non dimostra sensibilità e rispetto nei confronti dei suoi dipendenti, che attendono da un mese di confrontarsi con lui. Al suo rientro sarà il prefetto ad andare in ferie e a non essere presente. I lavoratori continueranno ad attendere pazientemente, sotto il sole”.
Libi è dell’Ugl, ma questa protesta è trasversale come non se ne vedeva da anni in Italia: Ugl, Cisl, Uil, Cgil e Cobas. “Credevano che prima o poi ci saremmo stancati o peggio divisi: né l’uno né l’altro. Siamo qui sotto quaranta gradi perché lottiamo non solo per noi ma per un pezzo di storia d’Italia”. Carlo ha quasi 60 anni, cerca refrigerio sotto un minimo di ombra regalato da qualche albero e spiega: “Sotto queste tende le ideologie si sono azzerate”. Anche il presidio sul tetto è permanente. “Lì su ci sono quelli che resistono di più”, dice Giampaolo, esperto di luci, indicando la terrazza dove dal 4 luglio vivono due lavoratori.
Dopo le prime settimane di silenzio, la loro protesta ha iniziato a far rumore e quindi, in questo lembo di Roma sud, oltre a molti attori e registi, sono arrivati anche politici e sindacalisti. Ultima la leader della Cgil, Susanna Camusso. Era il 31 luglio e la Camusso disse: “Non è una questione che interessa i dipendenti ma il patrimonio culturale del Paese” garantendo di adoperarsi per aprire un cosiddetto tavolo istituzionale. Per ora nulla si muove, ogni iniziativa è annichilita dall’afa agostana. Intanto a Cinecittà si organizzano le giornate: ieri al pranzo di Ferragosto hanno partecipato più di 50 persone. E la sera vengono proiettati, sul muro della Tuscolana, i grandi capolavori del cinema italiano e internazionale nati dentro gli Studios. A settembre una delegazione dell’Rsu sarà accolta al Festival di Venezia per avere la possibilità “di dimostrare al mondo intero quanto gli uomini in Italia sono cechi e non sanno difendere ne incentivare quello che hanno”.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata