Catanzaro, 15 nov. (LaPresse) – Due consiglieri Pd della Provincia di Cosenza, Umberto Bernaudo e Pietro Paolo Ruffolo, sono finiti ai domiciliari con l’accusa di essere intervenuti per favorire una società che faceva riferimento a un boss locale, Michele Di Puppo, nell’assegnazione di appalti di servizio per conto del Comune di Rende. Bernaudo e Ruffolo sono rispettivamente ex sindaco ed ex assessore di quel Comune.

L’indagine, condotta dalla Dia di Catanzaro e dai carabinieri di Cosenza, prosegue un filone aperto in precedenza che aveva portato nel dicembre 2011 all’esecuzione di 18 arresti nei confronti di esponenti e gregari della cosca Lanzino Ruà di Cosenza. Nell’ambito di quella operazione, denominata ‘Terminator 4’, Bernaudo e Ruffolo furono iscritti nel registro degli indagati per concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione e voto di scambio. Ruffolo, già assessore provinciale, si era a suo tempo autosospeso da quell’incarico a ottobre 2011 perché rinviato a giudizio anche in un’altra inchiesta della Dda di Catanzaro con l’accusa di usura aggravata dalle modalità mafiose.

I fatti contestati fanno riferimento alle elezioni provinciali cosentine del giugno 2009: l’accusa è che la cosca locale si sia attivamente impegnata nell’elezione dei due amministratori attraverso un capillare controllo del voto condotto anche al di fuori delle sezioni elettorali, in cambio di favori.

Proprio a inizio novembre alcuni deputati Pdl avevano presentato una interpellanza urgente al ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri per sollecitare un intervento. In particolare i firmatari si chiedevano, si legge nell’interpellanza, “se – il ministro – non ritenga necessario e non più differibile, visto il notevole lasso di tempo trascorso dall’emersione dei gravi fatti contestati dalla magistratura inquirente ai due ex amministratori comunali, promuovere l’accesso presso il Comune di Rende al fine di chiarire un quadro che, per come emerge dagli atti dell’inchiesta, sarebbe di un’evidente serietà”.

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