Milano, 20 nov. (LaPresse) – In dieci anni a Milano sono quadruplicati i poveri cronici ed è in costante crescita il numero degli assistiti che non riescono a trovare soluzioni. Questo il dato più allarmante che emerge dall’undicesimo ‘Rapporto delle povertà stilato dalla Caritas Ambrosiana su un campione di 16.751 utenti dei tre servizi centrali di Milano, Sai (Servizio accoglienza immigrati), Sam (Servizio accoglienza milanese), Siloe (servizi integrati lavoro, orientamento, educazione), e dai 59 centri di ascolto scelti tra i 324 punti diffusi nel territorio della diocesi. Secondo il dati raccolti dalla Caritas Ambrosiana, il picco di nuovi assistiti si è registrato nel 2010 e chi entra nel circuito degli aiuti ci rimane più a lungo rispetto al passato.
E’ anche in costante aumento il numero di persone che bussano alle porte della Caritas: nel 2011 l’incremento è stato del 6% rispetto al 2008, primo anno della crisi. In particolare, ad aumentare maggiormente sono i ‘cronici’, coloro cioè che si rivolgono per almeno due anni consecutivi alla rete di assistenza della Caritas.
Significativo anche l’aumento in termini percentuali: i vecchi assistiti rappresentavano circa il 16% del totale degli utenti nel 2002, costituiscono circa il 40% di chi ha chiesto aiuto nel 2011. In particolare, il fenomeno è stato evidente nel 2010, quando il numero di vecchi assistiti è aumentato in un anno di circa il 20%, a fronte di un numero totale di utenti stabile. Il lavoro è il problema principale per il 62% degli utenti. Avere un lavoro, però, secondo lo studio, non basta per non scendere sotto al soglia della povertà. Tra chi si rivolge alla Caritas, infatti, vi sono anche persone che, pur essendo occupate, non lavorano abbastanza e chi cerca una seconda occupazione perché con il lavoro principale non guadagna a sufficienza. Ci sono poi i lavoratori non in regola, che non possono vedere riconosciuti e garantiti i propri diritti.A dichiarare di avere bisogno di lavoro sono gli stranieri comunitari (il 74,2%) e regolari (67,9%). Seguono gli irregolari (58,2%) e gli italiani (46,7%). Circa la metà degli utenti (47,8%) poi, dichiara di non avere un reddito sufficiente. Questo problema è rilevato soprattutto tra gli italiani (54,5%), seguono gli extracomunitari in possesso di regolare permesso di soggiorno (46,9%). Particolarmente grave risulta la situazione degli immigrati che rappresentano i tre quarti degli utenti: il 23% di coloro che si rivolgono alla Caritas vive nel nostro paese da almeno 20 anni.
“A causa della crisi ci troviamo di fronte ad aumento dei bisogni e ad una drastica riduzione di risorse – ha detto il direttore di Caritas Ambrosiana don Roberto Davanzo – e dentro questa tenaglia stanno per essere stritolati i diritti di cittadinanza di una consistente fascia di popolazione. Ci rincuora però vedere che sul territorio, dentro le nostre comunità stanno già nascendo proposte di aiuto e sostegno incentrate sulla gratuità e la solidarietà. Ci auguriamo che anche le pubbliche amministrazioni sappiano guardare ad esse non come semplici buone prassi, ma come piccoli mattoni di un nuovo tipo di welfare. Siamo convinti che le smart city – ha concluso – le città tecnologicamente avanzate, ecologicamente sostenibili, non potranno nascere se nel frattempo non costruiremo anche delle smart community, comunità più inclusive, capaci di creare percorsi di condivisione della cittadinanza, e quindi di essere più coese”.
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