Città del Vaticano, 17 feb. (LaPresse) – Attesa a Roma per l’Angelus del Papa in piazza San Pietro, il primo dopo l’annuncio delle dimissioni, per il quale si stima un afflusso tra i 100mila e i 150mila fedeli. I primi già si raccolgono nella piazza, molti vengono anche da fuori città. Ci sarà anche il sindaco Gianni Alemanno. Nessuna udienza al primo cittadino, però, come avevano anticipato alcuni giornali nei giorni scorsi: l’omaggio della città si svolgerà in occasione dell’Angelus del Santo Padre con il gonfalone. Prevista in piazza anche la presenza del consiglio comunale capitolino.
MISURE STRAORDINARIE. Intanto la task force organizzata dal Campidoglio prevede in queste ore una vera e propria macchina dell’accoglienza, che vede affiancarsi la gendarmeria vaticana, le forze dell’ordine e i volontari della protezione civile. Un appuntamento, quello di oggi, che si ripeterà domenica prossima per l’ultima preghiera dell’Angelus di Ratzinger, nonché per l’udienza generale di mercoledì. Per quest’ultimo evento, alla prefettura pontificia le prenotazioni ammontano già a 35mila unità e il numero è destinato a salire.
Il primo provvedimento adottato dal Comune di Roma per il piano straordinario di accoglienza dei fedeli in piazza San Pietro questa mattina è la chiusura di via della Conciliazione fino alle 14.30 nel tratto compreso tra via della Traspontina e piazza San Pietro. Inoltre, per incentivare l’uso dei mezzi pubblici le corse saranno potenziate con particolare riferimento alla linea A direzione Ottaviano, stessa cosa per le linee bus 40 e 64 che da Termini arriveranno nei pressi di San Pietro. Per facilitare l’arrivo dei fedeli al’Angelus sono infine previsti mezzi speciali per disabili che effettueranno collegamenti tra Termini, Tiburtina e Ostiense, fino alla zona del Vaticano. Un piano straordinario è stato approntato anche per la pulizia delle strade. L’Ama ha collocato per i fedeli una serie di punti di raccolta dei rifiuti lungo le vie maggiormente battute. Sono stati installati 40 bagni chimici.
Predisposto anche un servizio di navetta gratuita per i fedeli con disabilità motoria che desiderino essere presenti al’evento (in funzione dalle 9 alle 14). Le navette saranno disponibili in via Giolitti accanto alla stazione Termini, al teminal autostazioni Tibus della stazione Tiburtina e davanti alla stazione Ostiense in via delle Cave Ardeatine. Intorno a San Pietro verrà istituito una sorta di ‘cordone sanitario’.
VERSO L’ANTICIPAZIONE DEL CONCLAVE. La giornata di oggi viene vissuta anche come una prova generale in vista dell’afflusso di fedeli previsto per il Conclave, che potrebbe anche essere anticipato. Padre Lombardi ha spiegato ieri infatti che i 15-20 giorni sono stabiliti per permettere a tutti i cardinali di raggiungere Roma e che la questione di anticipare di qualche giorno l’avvio del Conclave “è stata posta anche da diversi cardinali e attendiamo risposta autorevole appena questa sia disponibile”. Secondo fonti vicine al Vaticano è possibile che il Conclave sia anticipato in una data compresa addirittura tra il 5 e il 10 marzo. Se ciò accadesse, verrebbe sospesa la norma che prevede un periodo di almeno 15 giorni tra l’inizio della sede vacante (il momento in cui non c’è più un Papa in carica, o per morte o per dimissioni) e l’apertura del conclave. In questo caso, la deroga diventerebbe possibile poiché, non essendo morto il pontefice ma essendosi invece dimesso, non sono più necessari i tradizionali nove giorni (i ‘novendiali’) fissati per le celebrazioni dei riti funebri in suffragio del Papa defunto.
A indurre la Chiesa a tentare di anticipare le procedure per l’elezione del pontefice sono una serie di circostanze. La prima, la meno importante e solo logistica, è che il 28 febbraio prossimo, ultimo giorno di pontificato di Benedetto XVI, saranno già in molti i cardinali e ‘grandi elettori’ che si presenteranno a Roma, provenienti da tutto il mondo, per l’ultimo saluto a Joseph Ratzinger. “Avrebbe senso arrivare a Roma alla fine di febbraio – si interrogano alcuni di loro – e poi rientrare nelle nostre sedi per ripartire poi in vista di un conclave convocato solo a metà marzo? Non sarebbe meglio anticipare tutto e, nel contempo, avviare i lavori della Congregazione generale dei cardinali nelle quali si svolgono le prime consultazioni in vista delle candidature?”.
Oltre a questo, però, ci sono altri motivi molto più ‘politici’ e ‘religiosi’ che inducono verso un’accelerazione. Il primo riguarda la necessità di dare subito una guida stabile alla Chiesa ed esso è sostenuto soprattutto dai cardinali e dagli episcopati più lontani da Roma, che segnalano il profondo sconcerto lasciato nel clero e tra i fedeli dall’annuncio di Ratzinger. “Quanto più presto ci sarà un nuovo Papa – spiegano questi prelati – tanto prima tale sconcerto sarà in qualche modo placato e forse già dimenticato”. L’ultimo motivo, in qualche modo più ‘religioso’ e ‘liturgico’, riguarda infine la necessità di evitare il più possibile il protrarsi dei lavori di un conclave che vada a sovrapporsi ai riti della Pasqua, tenuto conto che – quest’anno – tale festività cade proprio domenica 31 marzo. Anzi, spiegano i sostenitori dell’anticipo del conclave, “un Papa appena eletto trarrebbe ancora più popolarità e un’immediata visibilità proprio grazie al fatto di celebrare in prima persona – e come primo, vero grande gesto liturgico – la prossima Pasqua”.