Conclave, chi sono i principali papabili: da Scola a O’Malley

Città del Vaticano, 11 mar. (LaPresse/AP) – A un giorno dall’apertura del conclave per l’elezione del nuovo pontefice dopo le dimissioni di Benedetto XVI, ecco una serie di profili dei cardinali papabili.

ANGELO SCOLA (ITALIA). Nato il 7 novembre 1941, arcivescovo di Milano da giugno 2011, è considerato da molti il cardinale italiano favorito a diventare Papa, così come nel 2005, quando poi fu eletto Joseph Ratzinger. Nominato patriarca di Venezia nel 2002, è conosciuto come conservatore, capace però di citare Jack Kerouac e Cormac McCarthy. Sacerdote dal 1970, è cardinale dal 2003, ha passato i primi anni di sacerdozio nelle biblioteche e nelle sale di lettura dell’università cattoliche di Friburgo, in Svizzera, e della Pontificia università lateranense, a Roma. Seguendo gli studi teologici, è entrato a fare parte di Comunione e Liberazione. Nel suo paese d’origine, Malgrate, padre Andrea Lotterio mostra con orgoglio la fonte dove battezzò il piccolo Scola nel 1941 e ricorda che l’attuale cardinale non si è mai dimenticato dei legami con la terra d’origine. ‘Ha mantenuto le relazioni con molti cittadini locali, con i suoi amici, con i suoi parenti’, racconta, aggiungendo: ‘Anche per questi, qui molti lo continuano a chiamare don Angelo, anziché cardinale’.

ODILO SCHERER (BRASILE). Utilizza Twitter, partecipa a talk-show televisivi nel suo Paese e viaggia sull’affollata metropolitana tra i pendolari del mattino. È il cardinale Odilo Scherer, nato il 21 settembre 1949 a Cerro Largo, la principale speranza per i cattolici sudamericani di avere vedere per la prima volta un Papa brasiliano. Ancora relativamente giovane, ha abbracciato con entusiasmo tutti i nuovi metodi per cercare di raggiungere il maggior numero di credenti, pur rimanendo vicino a una linea conservatrice della dottrina cattolica e fedele a posizioni intransigenti su questioni sociali, come il no ai matrimoni gay. Utilizza Twitter dal 2011 e nel suo secondo messaggio sul social network scrisse: ‘Se Gesù predicasse oggi il Vangelo, utilizzerebbe media stampati, radio, tv, internet e Twitter. Diamogli una possibilità!’. Nominato arcivescovo di San Paolo nel 2007, proprio nello stesso anno fu creato cardinale da Benedetto XVI.

MARC OUELLET (CANADA). Una volta disse che diventare Papa sarebbe stato ‘un incubo’. E avrebbe dovuto saperlo, visto che si è guadagnato la fiducia di due pontefici, grazie alle alte cariche ricoperte in Vaticano negli ultimi anni: prefetto della Congregazione per i Vescovi, presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina e membro del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi. È il cardinale canadese Marc Ouellet, nato l’8 giugno 1944, uno dei favoriti alla successione di Benedetto XVI. Molto amato in America Latina, anche per aver vissuto diversi anni in Colombia, è meno apprezzato in Canada, soprattutto in Quebec, dove è stato arcivescovo dal 2002 al 2010, a causa delle sue posizioni conservatrici sull’aborto anche in caso di stupro. Molto legato alla famiglia, torna in Canada due volte all’anno per trovare i parenti e la madre 90enne. A detta del fratello Louis, rimane nonostante gli anni e l’impegno religioso un grande appassionato di hockey e un grande nuotatore.

PETER ERDO (UNGHERIA). Nato a Budapest il 25 giugno 1952, il cardinale Peter Erdo è figlio di una coppia fortemente religiosa che praticò la fede nonostante il dominio comunista dell’Ungheria. Se fosse eletto Papa, sarebbe il secondo pontefice originario dell’est Europa, dopo il polacco Giovanni Paolo II, Karol Wojtyla. Cardinale dal 2003, Erdo è un esperto di legge canonica e un illustre teologo universitario che si è anche battuto per rafforzare i legami con i fedeli delle parrocchie. Visita infatti regolarmente le chiese della capitale ungherese e ha istituito una missione cittadina per organizzare dibattiti, concerti ed eventi, per avvicinare i cittadini alla religione. Eletto nel 2005 presidente della Conferenza Episcopale Ungherese, l’anno successivo è stato anche nominato presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa. Divenuto chierichetto all’età di sei anni, ha sempre partecipato alle attività parrocchiali della chiesa che frequentava, ma solo al liceo ha considerato seriamente di diventare sacerdote. Prima di entrare in seminario, è stato arruolato nell’esercito, servendo alcuni mesi nella città meridionale di Nagyatad. Divenne sacerdote il 18 giugno 1975, una settimana prima di compiere 23 anni, che all’epoca era l’età minima per diventare prete. Come primo incarico divenne cappellano nella città settentrionale di Dorog. Dopo aver conseguito un dottorato in teologia in Ungheria, ha studiato diritto canonico alla Pontificia università lateranense a Roma, dove ha conseguito un altro dottorato nel 1980. Nel caso in cui i cardinali riuniti in conclave non dovessero riuscire ad accordarsi su una figura di più alto profilo, secondo molti l’ungherese potrebbe essere un valido compromesso.

GIANFRANCO RAVASI (ITALIA). Cita Amy Winehouse e, a differenza di Benedetto XVI, pubblica di sua mano i messaggi sul proprio profilo Twitter, seguito da oltre 40mila follower. È il cardinale Gianfranco Ravasi, nato il 18 ottobre 1942 a Merate. Studioso erudito con un tocco moderno, è visto da molti come la combinazione di cui il mondo cattolico ha bisogno per rivitalizzare una Chiesa afflitta dagli scandali e un gregge di fedeli che sta sempre più diminuendo. Studente biblico poliglotta, i cui discorsi spaziano da Aristotele ai temi chiave della modernità, è divenuto presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. Su richiesta di Benedetto XVI, al termine del suo pontificato, Ravasi ha guidato gli Esercizi spirituali per la Quaresima in Vaticano. Twitta in inglese, chatta in italiano e ha impressionato il suo pubblico passando all’ebraico e all’arabo in alcuni dei suoi discorsi. Da bambino ha imparato il greco antico da autodidatta. E in uno slancio verso la cultura giovanile, a inizio anno il 70enne Ravasi ha rivelato di aver iniziato ad ascoltare le canzoni di Amy Winehouse per capire il nuovo linguaggio e la cultura dei giovani, e come comunicare con loro. Già considerato candidato forte alla guida dell’arcidiocesi di Milano, alla fine Benedetto XVI scelse Angelo Scola. Ordinato presbitero per l’arcidiocesi di Milano il 28 giugno 1966 dal cardinale Giovanni Colombo, nel 1989 Ravasi è stato nominato prefetto della Biblioteca Ambrosiana a Milano, incarico che ha tenuto fino al 2007.

PETER TURKSON (GHANA). Nato l’11 ottobre 1948, il ghanese Peter Turkson è da molti considerato il favorito tra i cardinali africani. Capo del Consiglio della Giustizia e della Pace in Vaticano, è molto apprezzato per il suo impegno nel cercare di evitare le violenze dopo le contestate elezioni del Ghana. Attivo nella lotta contro la povertà in Africa, ha spiazzato molti aprendo all’utilizzo dei preservativi per combattere l’Aids nel continente. Più volte ricordato come uomo di pace, di recente è caduto in una gaffe, mostrando al termine di una giornata del sinodo un video anti-islamico preso dalla rete. Un comportamento che ha causato critiche, come quelle suscitate il giorno dopo l’annuncio delle dimissioni di Benedetto XVI, quando il ghanese ha rotto il tabù di rilasciare commenti sul papato, affermando di essere pronto ad assumere questo impegno ‘se sarà la volontà di Dio’.

TIMOTHY DOLAN (USA). Il Catholic News Service lo definisce un felice guerriero dell’evangelizzazione. Lo storico Christopher Bellitto, dell’Università di Kean, preferisce vescovo dal forte abbraccio. È il cardinale statunitense Tymothy Dolan, nato il 6 febbraio 1950 a Saint Louis, ottimista e affabile difensore dell’ortodossia cattolica, e figura religiosa molto nota negli Usa. Ricopre un ruolo che papa Giovanni Paolo II un tempo definì ‘l’arcivescovo della capitale del mondo’, ossia New York. I suoi colleghi hanno rotto il protocollo nel 2010, facendolo presidente della Conferenza Episcopale Usa, invece di elevarlo alla carica di vicepresidente come previsto. E, durante le elezioni presidenziali del 2012, repubblicani e democratici hanno fatto a gara per ricevere il suo appoggio. Lui li ha benedetti entrambi. Schieratosi apertamente contro la riforma sanitaria di Barack Obama che chiede ai datori di lavoro di offrire assicurazioni mediche che coprano anche i metodi di controllo delle nascite, Dolan è conosciuto in particolare per il suo carisma. Nominato cardinale del Benedetto XVI appena un anno fa, ha trascorso sette anni a Roma, nel Pontificio Collegio Americano del Nord, dove aveva studiato per il suo ordinamento anni prima. Tuttavia, non ha mai lavorato in un ufficio o in una congregazione vaticana, esperienza che avrebbe potuto aiutarlo a sviluppare legami con i cardinali di altri Paesi a aumentare le sue speranze di diventare Papa. Nessun americano ha mai ricoperto l’incarico di Papa e alcuni cardinali hanno espresso timore che un pontefice originario degli Usa possa in qualche modo servire più gli interessi della sua superpotenza di origine, che non della Chiesa. Se Benedetto XVI parla otto lingue, Dolan, a parte l’inglese, parla solo un italiano stentato e un po’ di spagnolo, ma niente francese o latino. Un punto a sfavore per la potenziale guida di una comunità che comprende 1,2 milioni di persone. Altre difficoltà potrebbero venire dal suo stile informale e dal suo vocabolario popolare. Dopo aver lavorato come parroco, professore, e capo di un seminario, ha ricoperto per un periodo il ruolo di vescovo ausiliario nell’arcidiocesi di St. Louis. Quindi, nel 2002, Giovanni Paolo II lo nominò arcivescovo di Milwaukee. Nel 2009, Benedetto XVI lo ha nominato arcivescovo di New York, la seconda arcidiocesi degli Usa in termini di grandezza, dopo quella di Los Angeles.

JORGE MARIO BERGOGLIO (ARGENTINA). Figlio di immigrati italiani, conosciuto come conservatore e uomo dalla calda personalità, ma anche riservato. Un intellettuale che ha modernizzato una delle Chiese più conservatrici dell’America latina, ossia quella dell’Argentina, il Paese dove è nato e dove ha vissuto tutta la vita. E’ Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, nato il 17 dicembre 1936. In caso di elezione sarebbe il primo Papa gesuita della storia. Tra i favoriti già nel conclave del 2005, in quell’occasione prese meno voti solo dell’eletto Joseph Ratzinger. Gode di una lunga esperienza pastorale che, secondo molti, dovrà essere una caratteristica fondamentale per il nuovo Papa. Bergoglio si sente a suo agio a tenere un basso profilo, e il suo stile personale è l’antitesi dello splendore vaticano. Come funzionario della Chiesa argentina, non ha mai vissuto in un altisonante palazzo della Chiesa di Buenos Aires, preferendo un semplice letto in una stanza nel centro della capitale. Per anni ha utilizzato i trasporti pubblici e si è cucinato da solo i pasti. Considerato un moderato dalla mente aperta, le sue posizioni dottrinali e spirituali rimangono tuttavia in linea con l’eredità di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, a loro volta pontefici conservatori. Bergoglio non ha potuto impedire che l’Argentina diventasse il primo Paese latinoamericano a legalizzare i matrimoni gay, o alla ‘presidenta’ Cristina Fernandez di promuovere i contraccettivi e l’inseminazione artificiale. Molti critici lo accusano di non essersi schierato abbastanza con forza contro la dittatura militare che ha governato l’Argentina tra 1976 e 1983.

LEONARDO SANDRI (ARGENTINA). Come il connazionale Jorge Mario Bergoglio, è figlio di immigrati italiani, ed è ritenuto un conservatore, ma al tempo stesso un uomo di grande personalità. E’ il cardinale argentino Leonardo Sandri, nato il 18 novembre 1943, ma da 42 anni trasferitosi a Roma. Molto introdotto in Vaticano, per anni ha girato il mondo come diplomatico papale. Nominato da Benedetto XVI Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, è anche Gran Cancelliere di numerosi Pontifici Istituti capitolini facenti capo alla Congregazione. Giunto in Italia inizialmente per studiare come avvocato di diritto canonico, Sandri fece carriera sotto Giovanni Paolo II, che nel 1992 lo nominò Assessore per gli affari generali della Segreteria di Stato della Santa Sede, e nel 2000 lo fece Sostituto per gli Affari Generali alla Segreteria di Stato, carica che tenne fino al 2007. L’apice di una lunga ascesa nel servizio diplomatico del Vaticano, che lo ha visto anche nunzio apostolico in Venezuela e Messico. Nominato cavaliere in oltre dieci Paesi, l’argentino è stato creato cardinale nel concistoro del 24 novembre 2007 da Benedetto XVI, ricevendo la diaconia dei Santi Biagio e Carlo ai Catinari. Sandri è uno dei pochi cardinali a far parte della Congregazione per la Dottrina della Fede. I fedeli cattolici forse lo ricordano meglio come la ‘voce del Papa’, visto che era lui a leggere i discorsi di Giovanni Paolo II quando questo era malato. E fu ancora lui ad annunciare la morte del pontefice alla folla riunita in piazza San Pietro, pronunciando le celebri parole: ‘Questa sera ci sentiamo tutti orfani’.

LUIS ANTONIO TAGLE (FILIPPINE). Nato il 21 giugno a Manila, città di cui è arcivescovo, è considerato il principale leader cattolico dell’Asia. Noto a molti per il suo modo di avvicinare le masse, canta sul palco, prega in televisione, porta i fedeli a ridere e piangere durante le omelie. Ed è su Facebook. La reputazione di umiltà, tuttavia, potrebbe venire proprio dalla sua risposta contro l’ondata di secolarismo, gli scandali degli abusi sessuali, e l’avvicinamento di molti ad altre fedi. La sua compassione per i poveri ha impressionato fortemente i fedeli del suo Paese, dell’Asia intera e del Vaticano. Le chance di diventare pontefice sono considerate remote, tuttavia la sua figura è una di quelle più interessanti tra i papabili.

CHRISTOPH SCHOENBORN (AUSTRIA). Conservatore pacato, pronto ad ascoltare chi propone riforme. È Christoph Schoenborn, cardinale austriaco, nato il 22 gennaio 1945. Proprio il suo Paese, l’Austria, tuttavia, potrebbe essere un punto a suo sfavore, visto che gli elettori che si riuniranno in conclave potrebbero essere riluttanti a scegliere un altro cardinale di lingua tedesca, dopo Benedetto XVI. Uomo di scarsa tolleranza verso gli scandali pedofilia che hanno travolto la Chiesa, lo stesso Schoenborn fu elevato alle massime sfere della gerarchia cattolica dopo che il suo predecessore, Hans Groer, si dimise 18 anni fa, per l’accusa di aver abusato di minori. Poliglotta, rispettato da ebrei, musulmani, ortodossi e cristiani, amico ed ex pupillo di Benedetto XVI, Schoenborn era cardinale elettore già al conclave del 2005. In carriera si è occupato anche del ruolo della scienza. Pur accettando la teoria dell’evoluzione, Schoenborn ha criticato alcune posizioni ‘neo-darwiniste’, definendole incompatibili con gli insegnamenti cattolici. Si è poi occupato di matrimonio, focalizzandosi sul rispetto del dogma cattolico, pur comprendendo coloro che si ‘perdono per strada’. Il suo destino sembrava essere segnato dalla nascita. Ben 19 dei suoi antenati erano infatti preti, vescovi o arcivescovi. Dopo essere entrato nell’ordine domenicano nel 1963, è stato ordinato sacerdote nel 1970 dal cardinale Franz Koenig. Abile nel parlare francese e italiano, con competenza anche in inglese e spagnolo, è ben inserito in Vaticano. Di se stesso ha costruito un’immagine di ecumenico che fa visita ai patriarchi di Russia e Romania. Inoltre, 11 anni fa incontrò il leader supremo iraniano, l’ayatollah Ali Khamenei, nella prima visita di un leader della Chiesa cattolica nella Repubblica islamica dopo la rivoluzione del 1979.

MALCOLM RANJITH (SRI LANKA). Poliglotta, presidente della Conferenza episcopale Singalese. Malcolm Ranjith, nato il 15 novembre 1947, è arcivescovo di Colombo dal 2009 e creato da cardinale nel 2010. Molto apprezzato da Benedetto XVI, è stato da lui scelto nel 2005 come Segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Alcuni punti giocano a suo sfavore nella corsa al soglio pontificio, come ad esempio il fatto che lo Sri Lanka, Paese da cui proviene, ha una comunità cattolica piuttosto piccola, di 1,3 milioni di persone. Tuttavia, a suo favore ci sono la sua crescente influenza sul mondo in via di sviluppo e le sue credenziali di conservatore. Oltre al fatto di parlare fluentemente, al di là della sua lingua, il tamil, il greco, il latino, l’ebraico, l’italiano, l’inglese, il francese, il tedesco e lo spagnolo.

ANDRES RODRIGUEZ MARADIAGA (HONDURAS). Per alcuni incarna l’ala attivista della Chiesa cattolica, impegnata nella difesa dei diritti umani e nella protezione ambientale. Per altri, è un antisemita e un reazionario che ha appoggiato il golpe nel suo Paese. Andres Rodriguez Maradiaga, nato il 29 dicembre 1942, cardinale dell’Honduras e arcivescovo di Tegucigalpa, entrerà con questa contrastata fama nella Cappella sistina per il conclave. Nominato cardinale nel 2001, fu già ipotizzato come possibile pontefice nel 2005. Nel 2007 è stato eletto presidente di Caritas Internationalis. Impegnato su diversi fronti sociali, nel 2006, in un discorso a Cincinnati, Maradiaga chiese agli Stati Uniti di fare di più contro l’immigrazione illegale, sostenendo lo sviluppo economico ‘invece di tentare di costruire muri o di mettere la Guardia nazionale sul confine’. Nel 2007 è stato anche protagonista di un battibecco indiretto con l’allora presidente venezuelano Hugo Chavez, deceduto lo scorso martedì. L’arcivescovo disse che Chavez ‘pensa di essere Dio e di poter calpestare le persone’. Parole a cui il leader bolivariano, di fede cattolica, rispose definendo il cardinale ‘un clown imperialista’. Alcuni inoltre non possono dimenticare la macchia indelebile del sostegno al colpo di Stato per la destituzione del presidente honduregno Manuel Zelaya nel 2009.

ANGELO BAGNASCO (ITALIA). Arcivescovo di Genova, presidente della Cei e Vice Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa. È il cardinale Angelo Bagnasco, nato a Pontevico il 14 gennaio 1943. Accreditato da molti come possibile nuovo Papa, è stato definito ‘peso massimo tra gli intellettuali’ dallo studioso americano Matthew Bunson, visto il suo austero profilo in materia di dottrina ed etica, ma anche per essere un poliglotta. Creato cardinale nel 2007 da Benedetto XVI, a suo sfavore giocano tuttavia la mancanza di grandi esperienze internazionali e la sua esposizione.

SEAN PATRICK O’MALLEY (USA). Arcivescovo di Boston, nato il 29 giugno 1944, lo statunitense Sean Patrick O’Malley è l’unico cappuccino presente nel collegio dei cardinali. Negli ultimi anni ha assunto il difficile compito di risollevare la Chiesa cattolica americana travolta dallo scandalo degli abusi sessuali. E a maggio 2010, dopo la pubblicazione dei rapporti Ryan e Murphy sugli abusi su minori all’interno della Chiesa cattolica irlandese, fu nominato visitatore apostolico per l’arcidiocesi di Dublino. Figura imponente, barba, saio dai cappuccini, e come altri colleghi amante di Twitter, O’Malley è considerato da molti un outsider. Missionario nelle Isole Vergini, si è dedicato all’assistenza delle comunità latinoamericane in Usa.