Città del Vaticano, 14 mar. (LaPresse) – Il tema della “mondanità del diavolo”, contrapposta all’affidarsi a “Gesù e alla preghiera verso di lui”, che ha improntato la prima omelia di Papa Francesco pronunciata nella Cappella Sistina, davanti ai 114 cardinali che lo hanno eletto, è apparsa – a chi ne sta esamindano il testo – come una precisa ispirazione al pensiero di Sant’Ignazio di Loyola, il fondatore dell’Ordine dei gesuiti al quale Bergoglio appartiene. In particolare a quella ‘prima settimana’ dell’opera più famosa del santo, quegli ‘Esercizi Spirituali’ che – nelle intenzioni del fondatore dei gesuiti – vanno intesi come “qualsiasi modo di esaminare la coscienza , di meditare, di contemplare, di pregare vocalmente e mentalmente”. Le parole del Papa, il modo ordinato e ispirato a uno schema preciso con il quale le ha articolote (sia pure pronunciandole ‘a braccio’) avevano dunque la volontà di esortare i cardinali e, attraverso di esse, l’intera struttura dei vertici della Chiesa a una sorta di riflessione-cambiamento proprio secondo le modalità della spiritualità dei gesuiti.
Un discorso, dunque, che intendeva fare riferimento ai problemi odierni del Vaticano e ai suoi forti contrasti? O addirittura un proseguimento ideale di quella denuncia dei mali della Chiesa fatto da Papa Rratzinger proprio nelle ultime ore del proprio pontificato, durante le celebrazioni delle Ceneri, parlando addirittura di ciò “che deturpa la Chiesa stessa”? Difficile, in assenza di riferimenti espliciti, attribuire intenzioni precise al nuovo Papa. Certo è che il segno lasciato dalla sua omelia è preciso: ci si salva solo pregando Gesù Cristo e affidandosi a lui, mentre tutto il resto è mondanità del Diavolo. Un invito a tutti perché chi si impegna nella Chiesa lo faccia seriamente e non credendo che esistano scappatoie capaci di assicurare la salvezza. Non confidando infine sulle sole opere terrene, perché grazie ad esse, e senza Gesù Cristo e la sua Croce, la Chiesa si trasforma soltanto in una Ong pietosa. “Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce – ha ammonito Papa Bergoglio – non siamo discepoli del Signore: siamo mondani: siamo vescovi, preti, cardinali, papi, ma non discepoli del Signore”.