Roma, 16 mar. (LaPresse) – Vatileaks nasce da una bugia. Così sembra, stando a quanto rivelato oggi dal Corriere della Sera che ha pubblicato una testimonianza del fratello di Carlo Maria Viganò, il nunzio apostolico di Washington, l’uomo che con le sue lettere di protesta a Benedetto XVI finite sui giornali, ha innescato la vicenda Vatileaks. Lorenzo Viganò sostiene, infatti, che suo fratello “mentì a Ratzinger quando chiese di restare a Roma perché doveva occuparsi di me malato”.
Viganò, per resistere al trasferimento, deciso da Tarcisio Bertone, dal momento che l’esito di un’indagine interna al Vaticano aveva dimostrato che le accuse di diffusa corruzione presentate da Carlo Maria si erano dimostrate senza solido fondamento, si appellò direttamente al Papa e addusse come impedimento la “necessaria, doverosa e diretta assistenza” in cui era impegnato nei confronti di suo fratello, gravemente infermo e praticamente incapace di intendere e di volere.
Lorenzo invece sostiene senza mezzi termini, si legge ancora sul Corriere, che suo fratello “ha scritto il falso al Papa” dal momento che lui vive da decenni a Chicago in assoluta autonomia e non è mai stato accudito dal fratello con il quale per di più ù alla data della lettera ù aveva del tutto interrotto i rapporti da più di due anni, cioè dal gennaio 2009. A giudizio di Lorenzo Viganò, tra l’altro in causa con il fratello per “tensioni a motivo della nostra eredità”, è “gravissimo che Carlo Maria abbia scritto il falso al Papa, strumentalizzandomi per fini personali”.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata