Roma, 4 apr. (LaPresse)- A quattro anni dal tremendo terremoto dell’Aquila che ha provocato 308 vittime, i geologi italiani si sono riuniti per chiedere a gran voce una deroga al patto di stabilità affinché i geologi possano essere assunti nei Comuni a rischio sismico. A lanciare l’appello al governo è Giovanni Calcagnì, consigliere del consiglio nazionale dei geologi (Cng), in occasione di un evento organizzato a Roma dalla Cng per ricordare le vittime del sisma e presentare l’istituzione del premio Avus in favore degli studenti che si occupano dello studio sismico. “Il rischio sismico è un emergenza nazionale – ha spiegato Calcagnì – eppure i territori a rischio non hanno la possibilità di avere geologi in organico”. “Puntiamo al riconoscimento della figura del geologo ‘condotto’ – ha proseguito l’esperto – che supporti le scelte delle amministrazioni e la pianificazione della gestione del territorio”.
L’Avus è l’associazione delle vittime universitarie del 6 aprile presieduta da Sergio Bianchi. Sergio nel terremoto dell’Aquila ha perso il figlio Nicola e ha parole dure e forte contro le istituzioni: “Lo Stato non solo ci ha abbandonato, ma non ci ha mai visto. Lo Stato ci ha cancellato e con noi ha cancellato i nomi dei nostri figli”. “Noi viviamo in una condizione di solitudine estrema – racconta -. Ci diamo forza quando siamo in pubblico e combattiamo. Ma quando, la sera, si chiude la porta di casa, ognuno rimane solo con il suo dolore”.
Presentando il premio per mantenere il ricordo delle tante vittime universitarie di L’Aquila, sono state ricordate inoltre molte delle drammatiche storie raccolte nel libro autoprodotto, e disponibile solo online, ‘Macerie dentro e fuori’ scritto dal giornalista Umberto Braccilli. “Come il caso di Marta Valente – ha ricordato il giornalista – estratta viva dopo 23 ore e che ha dovuto sostenere da sola oltre 100.000 euro di spese mediche per i danni fisici subiti a causa di cavilli tecnici, ossia perché non si trovava all’interno del cosiddetto cratere sismico”.
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