Roma, 22 mag. (LaPresse) – L’episodio avviene, nella primavera del 1971, nel seminario del Righi a Genova. Don Gallo aveva prodotto una delle sue micidiali filippiche contro il clero e la borghesia cattolica e democristiana e ‘Il Cittadino’, allora quotidiano cattolico della città, aveva pubblicato una contropredica assai pepata in opposizione al “cappellano feriale e festivo” (titolo che in diritto canonico non esiste) della chiesa di San Benedetto al Porto. Ad alcuni dei seminaristi che quel giorno ricevevano la visita settimanale del cardinale Giuseppe Siri e pensando di fargli piacere aggiungevano legnate alle già pesanti critiche del foglio diocesano, il porporato rispose: “Prima di criticare, fate anche voi, per almeno vent’anni, quello che sta facendo don Gallo. Poi tornate e ne parliamo”.

Don Andrea Gallo, nella Chiesa italiana è stato soprattutto il capo drappello dei cristiani, con o senza tonaca, che “facevano” mentre altri parlavano, mediavano, progettavano, discutevano. Per questo, persino i suoi aspetti caratteriali più intemperanti venivano accettati con rispetto ed attenzione, perché don Andrea era l’uomo delle trincee, la sentinella sugli spalti, il cecchino di Dio: se con una sua intuizione, una sua frase, mirava al cuore di qualcuno, era sempre e solo per stamparvi una pagina di Vangelo, l’unica legge alla quale ha sempre obbedito e fatto obbedire. In questo ha avuto l’appoggio dei suoi vescovi.

Era stato infatti il cardinale Siri, obbligato a sospenderlo dal titolo di parroco (don Andrea si era venduto gli arredi della parrocchia per aiutare i poveri) ad inventarsi il ruolo che gli ha permesso di continuare ad operare, inamovibile, nella chiesa e nel quartiere dove ha testimoniato la sua fede sino alla sua morte. E nella sua voce, la Chiesa italiana ha sempre riconosciuto parole che i cristiani del nostro Paese avevano nel cuore e che, per tanti motivi, non osavano pronunciare. È morto proprio nei giorni in cui, dalla fine del mondo, è giunto un Papa che negli ultimi crede come lui. Un altro segno che don Andrea Gallo non faceva sogni strani.

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