Genova, 30 mag. (LaPresse) – Confisca di beni a Genova nei confronti dei fratelli Pellegrino e cioè Michele, Giovanni, Maurizio e Roberto, noti pregiudicati ed imprenditori ritenuti contigui alla ‘ndrangheta e in particolare con la cosca ‘Santaiti-Gioffrè’. La Sezione per le misure di prevenzione del tribunale di Imperia ha applicato ai fratelli Pellegrino la sorveglianza speciale per la durata di cinque anni con obbligo di soggiorno e disposto la confisca dell’intero patrimonio a loro riconducibile che, fra terreni, fabbricati, autovetture, disponibilità finanziarie ed aziende operanti nel settore scavi e movimento terra, si aggira intorno a 9 milioni di euro.
L’attività investigativa, svolta dal Centro operativo di Genova sviluppatasi per oltre un anno, ha riguardato l’intero gruppo familiare dei Pellegrino, composto da 20 persone e 4 compagini societarie e ha permesso di ricostruire tutta la storia personale giudiziaria dei soggetti indagati, nonché le loro vicende imprenditoriali andate avanti per oltre vent’anni. Dalle indagini è emerso che i fratelli, già noti alle forze di polizia territoriali per i loro trascorsi criminali (con denunce e condanne per reati che vanno dall’associazione finalizzata al traffico delle sostanze stupefacenti, al traffico di armi ed esplosivo, all’estorsione, al favoreggiamento dei latitanti, alla gestione di locali notturni adibiti allo sfruttamento della prostituzione e ad illeciti societari di varia natura), sono risultati inseriti nel contesto criminale operante nel Ponente ligure.
Le attività, in particolare, hanno fatto emergere anche la loro contiguità con soggetti ritenuti affiliati alla ‘ndrangheta, facenti capo alla cosca Santaiti-Gioffrè di Seminara (RC), per i quali, i fratelli Pellegrino hanno rappresentato un solido riferimento logistico, attraverso l’assistenza a latitanti per reati di mafia. A ciò si aggiunga che i Pellegrino hanno legami familiari con soggetti indagati nell’indagine ‘Maglio 3’ ed esattamente Benito Pepè e Francesco Barilaro, ulteriore testimonianza del loro inserimento nel contesto mafioso dell’imperiese.