Città del Vaticano, 5 lug. (LaPresse) – La fede, il bene comune, la famiglia, la natura e la povertà. E’ nel quarto capitolo dell’Enciclica ‘Lumen Fidei’ che è più evidente la mano di Papa Bergoglio nella Lettera scritta a ‘quattro mani’ con Josef Ratzinger ma di fatto firmata solo dall’argentino. L’opera descrive in termini molto poetici l’amore di coppia che si stabilizza nel matrimonio. “E’ come se nella famiglia – spiega il testo – si preannunciasse il tema musicale della fede, e ne venisse predisposta la sinfonia”. “Penso anzitutto – scrive Francesco – all’unione stabile dell’uomo e della donna nel matrimonio. Essa nasce dall’esperienza responsabile della bontà della differenza sessuale, per cui i coniugi possono unirsi in una sola carne e si rendono capaci di generare una nuova vita, riconoscendo la bontà del Creatore, la sua saggezza e il suo disegno di amore”.
Poi un cenno all’ambiente, alla natura, come Bergoglio è solito fare anche nelle sue omelie. “La fede ci aiuta a rispettare la natura, si legge e “a trovare modelli di sviluppo che non si basino solo sull’utilità e sul profitto, ma che considerino il creato come un dono”. Per il pontefice, inoltre, la fede, che “serve per illuminare il mondo dal buio”, serve anche a non “farci dimenticare le sofferenze del mondo”. E qui Bergoglio cita San Francesco e Madre Teresa di Calcutta. “I sofferenti- dice il papa- avvicinandosi a loro, non hanno certo cancellato le loro sofferenze”. “La sofferenza- continua- ci ricorda che il servizio della fede al bene comune è sempre un servizio di speranza. Le 82 pagine si concludono con Maria, la figura per eccellenza della fede, “madre della Chiesa e madre della nostra fede”.
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