Roma, 15 lug. (LaPresse) – Ore di attesa per la relazione del capo della Polizia, Alesandro Pansa, che dovrebbe, ma non è detto, salvare il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, dopo il caso del rimpatrio forzato in Kazakistan di moglie e figlia del dissidente politico Mukhtar Ablyazov. Di dimissioni volontarie, anche se richieste a gran voce non solo dall’opposizione ma anche dall’ala renziana del Pd, neanche a parlarne e le stesse mozioni di sfiducia presentate da Sel e M5S, sembrano non scalfire il titolare del Viminale.

Dopo l’esplosione del caso, infatti, Alfano è passato al contrattacco assicurando, riferiscono fonti del ministero, che “cadranno delle teste. Al momento non ci sono prove del coinvolgimento diretto del segretario Pdl. Resta il fatto che dopo l’uscita di scena della Farnesina, che ha ribadito che il ministero non ha “alcuna competenza in materia di espulsione di stranieri, nè accesso ai dati” sui rifugiati politici in Paesi terzi e le dichiarazioni dello stesso ministro Emma Bonino a due quotidiani, “il 2 giugno durante la festa della Repubblica dissi ad Alfano di seguire il caso di persona”, la posizione del vicepremier diventa sempre più delicata.

In soccorso del capo del Viminale dovrebbe andare proprio la relazione di Pansa. Relazione che preparerà il ministro all’informativa prevista in Parlamento per giovedì 18 luglio. Insomma entro questa data dovrebbe essere noto il nome del colpevole, il pesce piccolo che avrebbe dato vita al solito pasticciaccio all’italiana. In mano al neoeletto capo della polizia ci sono quindi non solo i destini di tre ministri ma anche quello dell’intero governo. Di fatto coinvolti nella vicenda c’è, oltre ad Alfano e Bonino, anche il guardasigilli Anna Maria Cancellieri.

Il ministro della Giustizia, infatti, potrebbe avviare una verifica sull’operato degli uffici giudiziari che hanno seguito i passaggi connessi all’espulsione, ma al momento non è stata disposta un’azione in tal senso, nè è detto sia necessaria. Sicuramente da tutta questa vicenda qualcuno dovrà rispondere, soprattutto per quanto riguarda la mancata informazione al Governo sul caso, ma non sulla regolarità formale dell’iter seguito, che – a quanto sottolinea Palazzo Chigi – è stata accertata dalla magistratura. A difesa del ministro dell’Interno, intanto, si schiera l’intero Pdl. E il capogruppo alla Camera, Renato Brunetta, avverte: “Senza Alfano il governo non va avanti”.

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