Roma, 11 set. (LaPresse) – “Premesso che – ed è la cosa fondamentale – la misericordia di Dio non ha limiti se ci si rivolge a lui con cuore sincero e contrito, la questione per chi non crede in Dio sta nell’obbedire alla propria coscienza. Il peccato, anche per chi non ha la fede, c’è quando si va contro la coscienza”. Lo afferma Papa Francesco rispondendo con una lettera a Repubblica a un intervento su fede e laicità di Eugenio Scalfari in cui il fonfatore del quotidiano aveva posto l’interrogativo “se il Dio dei cristiani perdona chi non crede e non cerca la fede”. “Ascoltare ed obbedire” alla coscienza – dice il Pontefice – vuol dire “decidersi di fronte a ciò che viene percepito come bene o come male. E su questa decisione si gioca la bontà o la malvagità del nostro agire”. Il Papa su altre questioni sollevate da Scalfari dice: “Io – scrive Bergoglio – non parlerei, nemmeno per chi crede, di verità ‘assoluta’, nel senso che assoluto è ciò che è slegato, ciò che è’ privo di ogni relazione. Ora, la verità, secondo la fede cristiana, è l’amore di Dio per noi in Gesù Cristo. Dunque, la verità è una relazione!”.
Papa Francesco alla domanda se con la scomparsa dell’uomo sulla terra scomparirà anche “il pensiero capace di pensare Dio” risponde che Dio “non è un’idea, sia pure altissima, frutto del pensiero dell’uomo”. “Dio – afferma Bergoglio – non dipende, dunque, dal nostro pensiero. Del resto, anche quando venisse a finire la vita dell’uomo sulla terra l’uomo non terminerà di esistere e, in un modo che non sappiamo, anche l’universo creato con lui”.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata