Trapani, 20 set. (LaPresse) – In tutto 9 persone erano a bordo del peschereccio italiano ‘Cartagine’ fermato dalla dogana tunisina e dirottato verso il porto di Sfax nel tardo pomeriggio. L’equipaggio era formato da 3 tunisini, 5 italiani di Mazara del Vallo e un uomo dalla doppia cittadinanza tunisino-italiana. Circa un mese fa era stato sequestrato un altro peschereccio, il ‘Pindaro’, rilasciato solo dopo alcuni giorni.

“E’ una guerra senza fine. Va trovata al più presto una soluzione pacifica con la Tunisia”, ha detto Giovanni Tumbiolo, presidente del Distretto produttivo della pesca di Mazara del Vallo, che aggiunge: “E’ il 7° o 8° peschereccio di Mazara del Vallo dirottato da inizio anno sulle coste tunisine”.

Il peschereccio, di proprietà degli armatori Paolo e Nicolò Giacalone, era in navigazione da Lampedusa verso sud e quando è stato abbordato dalla motovedetta della dogana tunisina, verso le 18. In quel momento, l’imbarcazione stava attraversando la zona del ‘Marmellone’, una nota area di riproduzione ittica di fronte alla costa della Tunisia. “Non stavano pescando, tant’è che non è stato trovado pesce a bordo”, ha voluto precisare Tumbiolo.

Per essere rilasciati, i pescatori dovranno pagare una multa oltre al danno dell’attività sospesa per la sosta dalle attività.

La dinamica:

Alle 18 di oggi, il peschereccio italiano Cartagine, in navigazione a 70 miglia dalle coste tunisine è stato affiancato, quindi dirottato verso il porto di Sfax (Tunisia) da una motovedetta della dogana tunisina. Dalle 19.30 non ci sono più notizie. La nave Sirio della Marina Militare, in navigazione a circa 35 miglia dal peschereccio Cartagine, avvisata via radio dell’accaduto da un secondo peschereccio italiano – il Twenty Two – ha mandato in volo il proprio elicottero, dirigendolo verso la posizione del Cartagine per raccogliere informazioni e stabilire un contatto radio. Il motopesca Twenty Two ha inoltre riferito che al momento del dirottamento, il Cartagine non stava pescando.

Alle 19.30 circa, il motopesca Cartagine è entrato nelle acque territoriali della Tunisia e, nonostante i ripetuti tentativi, l’elicottero della Marina Militare non è riuscito a stabilire un contatto radio con il motopesca e con la motovedetta della dogana tunisina.

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