Milano, 24 set. (LaPresse) – Una rete di cooperative in Lombardia attive nella logistica e nei servizi i cui proventi sostenevano la latitanza dei mafiosi. E’ quello che ha scoperto la Dda di Milano, con una serie di indagini che hanno portato stamane all’arresto di otto persone, tra le quali anche la figlia e il genero di Vittorio Mangano, il boss morto nel 2000 e ritenuto al vertice del mandamento mafioso di Porta Nuova.

Le cooperative emettevano false fatturazioni realizzando profitti in nero almeno dal 2007. Parte di questi profitti è stata utilizzata per sostenere, dal punto di vista logistico ed economico, importanti esponenti di cosa nostra detenuti o latitanti; altro denaro è stato invece investito in nuove attività imprenditoriali, infiltrando ulteriormente l’economia lombarda. Nell’ordinanza di arresto, emessa dal gip di Milano Stefania Donadeo su richiesta del sostituto procuratore della Dda Marcello Tatangelo, si parla di “mafia imprenditoriale”.

Operazioni sono state eseguite a Peschiera Borromeo, Bresso, Lodi, Cremona, Corsico, Tibiano, Monza, San Donato Milanese, Brugheruo, Varese e Trezzano.

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