Roma, 17 nov. (LaPresse) – Il Movimento agende rosse convoca per domani lunedì 18 e giovedì 21 novembre alle 18 manifestazioni in diverse città italiane, da Palermo a Torino, da Roma a Napoli, per esprimere sostegno ai magistrati impegnati nel processo sulla trattativa Stato-mafia. Le manifestazioni seguono le minacce rivolte dal capo di Cosa nostra Salvatore Riina al pm Nino Di Matteo e ad altri magistrati e a quelle all’avvocato Fabio Repici pronunciate da Rosario Pio Cattafi, imputato a Messina per il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso con l’aggravante di aver promosso e diretto l’organizzazione mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto. Il movimento fondato da Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso dalla mafia nel 1992, chiede alla gente di scendere in piazza per chiedere alle “istituzioni locali di scegliere da che parte stare e di farlo pubblicamente, affiggendo uno striscione sulla propria sede e firmando un documento di solidarietà verso Nino Di Matteo, Francesco Del Bene, Roberto Tartaglia, Vittorio Teresi, Roberto Scarpinato e Fabio Repici, chiedendo alle istituzioni nazionali che si adoperino per concretizzare nei fatti questo sostegno”.

Nel comunicato diffuso dal Movimento agende rosse si legge che “fatta eccezione per un comunicato stampa dell’Associazione nazionale magistrati e per un appello lanciato da Salvatore Borsellino in difesa, rispettivamente, di Nino Di Matteo e Fabio Repici, nessun vertice Istituzionale ha fatto sentire la propria voce ed ha agito in difesa dei destinatari di così gravi minacce. Nel caso del pm siciliano solo il Comitato per l’ordine e la sicurezza di Palermo si è riunito con urgenza lunedì 12 novembre, mentre per l’avvocato Repici nessuna analoga iniziativa è stata intrapresa a Messina”.

Il movimento fa in particolare riferimento a due episodi. Nel primo Riina, detenuto a regime carcerario 41-bis, pochi giorni fa ha minacciato il pm Nino Di Matteo e i magistrati che si occupano dell’inchiesta sulla trattativa avvenuta tra pezzi dello Stato e di Cosa nostra nel biennio ’92-’93. “Di Matteo deve morire. E con lui tutti i pm della trattativa, mi stanno facendo impazzire. Quelli lì devono morire, fosse l’ultima cosa che faccio”, ha urlato Riina a un altro detenuto. Il 17 ottobre è stato invece Rosario Pio Cattafi a pronunciare le minacce: “Avrei dovuto prendere a schiaffi l’avvocato Fabio Repici, mi pento di non averlo fatto. Auguro con tutto il cuore all’avvocato Repici di subire tutto quello che ha fatto subire ad altri”.

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