Trapani, 13 dic. (LaPresse) – Un’importante operazione congiunta della polizia di Stato, dei carabinieri, della guardia di finanza e della Dia è in corso da stamattina nella provincia di Trapani, per l’esecuzione di numerose ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse nei confronti di esponenti di spicco del sodalizio capeggiato dal ricercato Matteo Messina Denaro, per associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, intestazione fittizia di beni ed estorsione.
Il provvedimento, emesso su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia di Palermo, colpisce, in particolare, le famiglie mafiose di Castelvetrano e di Campobello di Mazara, che da anni esercitavano un controllo tipicamente mafioso sulle attività economiche ed imprenditoriali del trapanese, con ingenti interessi nel settore dell’edilizia. Tra gli arrestati anche alcuni appartenenti al nucleo familiare dei Messina Denaro.
In particolare sono stati raggiunti arrestati il nipote di Messina Denaro, Francesco Guttadauro, la sorella, Patrizia Messina Denaro, e i cugini Giovanni Filardo, Cimarosa Lorenzo e Mario Messina Denaro. Le indagini hanno accertato l’esistenza di un articolato circuito imprenditoriale, che assicurava di fatto il controllo quasi monopolistico nel settore dell’edilizia e relativo indotto, mediante la gestione e la realizzazione di importanti commesse, tra cui opere di completamento di aree industriali, parchi eolici, strade pubbliche e ristoranti.
L’organizzazione era in grado di monitorare costantemente le opere di maggiore rilevanza del territorio, intervenendo nella loro esecuzione con una fitta rete di società controllate in modo diretto o indiretto da imprenditori mafiosi ed elementi di spicco del sodalizio. E’ emerso in particolare il ruolo di responsabilità decisionale raggiunto nel sodalizio mafioso da Patrizia Messina Denaro e da Francesco Guttadauro, rispettivamente sorella e nipote del ricercato. La guardia di finanza sta procedendo, con carabinieri e polizia di Stato, al sequestro preventivo di complessi aziendali riconducibili al latitante intestati a prestanome, costituiti da società operanti nel settore dell’edilizia, per un valore complessivo di circa 5 milioni di euro.
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