Città del Vaticano, 3 gen. (LaPresse) – Papa Francesco ha ricordato il significato dell’essere gesuiti e, in particolare, si è soffermato sulle caratteristiche dell’uomo e del santo Pietro Favre, fervente di desiderio. Il pontefice lo ha fatto nella sua omelia alla messa alla Chiesa dei Gesuiti. “Si diceva – ha detto Papa Bergoglio – che Favre non fosse mai fermo in nessun posto”. Bergoglio ha poi esortato a “essere centrati in Dio come Favre: solo così si può andare alle periferie del mondo”. Papa Francesco alla Chiesa dei Gesuiti ha celebrato la Messa nel giorno della ricorrenza liturgica del Santissimo Nome di Gesù. La celebrazione ha un carattere di ringraziamento per l’iscrizione al catalogo dei Santi, il 17 dicembre scorso, di Pietro Favre, primo sacerdote gesuita. Presenti il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il cardinale vicario Agostino Vallini, il vescovo di Annecy, monsignor Yves Boivineau, nella cui diocesi è nato Favre, e circa 350 gesuiti.
Da Papa Bergoglil arriva poi un no alla “tentazione di collegare il Vangelo a bastonate inquisitorie: il Vangelo si annuncia con la dolcezza e l’amore”.Abbiate – ha detto – gli stessi sentimento di Cristo Gesù”. “Ciò significa pensare come Lui – ha proseguito in un altro passaggio – voler bene come Lui, fare ciò che ha fatto Lui e con i suoi stessi sentimenti”.
“Nei desideri Favre voleva essere dilatato in Dio ed era completamente centrato in Dio. Perciò andava ovunque ad annunciare il Vangelo”, ha spiegato il Papa.
“Una fede autentica- ha sottolineato Papa Francesco – implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo. Abbiamo anche noi grandi visioni e siamo audaci, il nostro desiderio vola alto, lo zelo ci muove, oppure siamo mediocri e ci accontentiamo delle nostre programmazioni apostoliche?”.
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