Roma, 14 feb. (LaPresse)- Dieci arresti, già tre condanne e i bambini messi in salvo. E’ il bilancio dell’operazione, la prima nel suo genere, contro la pedopornografia denominata ‘The sleeping dogs’ e che ha coinvolto anche il Lazio.L’indagine ha avuto inizio nel 2011 ed è tutt’ora in corso. Dal monitoraggio della rete svolto dalla polizia postale e delle Comunicazioni e dalle attività investigative sottocopertura è emerso, già a partire dal 2010, come le darknet,uno spazio in cui gli utenti navigano con la sicurezza dell’anonimato, in questo caso utilizzando reti Tor, che non consentono di rintracciare l’id iniziale, siano diventate sempre più il luogo virtuale dove la presunzione di anonimato sembrava più efficace a chi voleva delinquere. Importante è stata la cooperazione internazionale, che ha consentito, sotto la guida di Europol, di creare nel tempo occasioni di confronto tecnico-operativo tra Fbi e polizia di Stato italiana, con lo scambio di tracce investigative. Diverse le indagini in atto ora negli Stati Uniti non ancora concluse.

I soggetti individuati sono 15 italiani adulti maschi dei quali 10 in stato di arresto, con età compresa tra i 24 e 63 anni (età media 45 anni), in gran parte celibi. Quattro i coniugati, dei quali due separati con figli. Tra i 10 arrestati ci sono impiegati di banca, liberi professionisti, operai specializzati, prevalentemente provenienti da Nord e Centro Italia (Lazio). Due soggetti sono stati in passato accusati di abuso e maltrattamento in famiglia e detenzione di materiale pedopornografico.

Sono stati compiuti e fotografati abusi sessuali recenti su tre minori italiani di età compresa tra i 5 e i 10 anni. Le immagini sono state condivise su Tor, ma i bambini, localizzati e posti in salvo, sono attualmente al sicuro presso le loro famiglie. Uno solo degli abusanti arrestati era parente della piccola vittima. I bambini sono stati identificati a partire dall’analisi tecnica dei dettagli delle immagini di abuso, attraverso l’incrocio dei dati con le tracce informatiche presenti nei computer e negli smartphones degli indagati. Per gli accusati sono state ottenute già tre condanne definitive a 5 anni e 7 mesi, 5 anni e 9 mesi e 7 anni. Due dei condannati si stanno già sottoponendo a psicoterapia.

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