Palermo, 14 mar. (LaPresse) – La Direzione investigativa antimafia di Palermo ha sequestrato beni immobili per il valore di oltre 5 milioni di euro all’imprenditore palermitano Giuseppe Bordonaro, 55enne, mafioso, attualmente libero. Sommati ai precedenti sequestri, sempre a carico dello stesso, si raggiunge la cifra di 21 milioni di euro.
Bordonaro ha operato, insieme al padre Salvatore, poi deceduto, e ai fratelli Pietro e Benito, nel settore dell’imprenditoria, e in particolare nella gestione di cave di pietra con produzione e commercializzazione del calcestruzzo, dei conglomerati bituminosi, del cemento, del materiale per costruzioni e del marmo, producendo dalla ‘cava Bordonaro’ uno dei marmi più pregiati e rari, conosciuto come la ‘pietra di Billiemi’.
L’uomo, attraverso le sue aziende e con i ‘benefici’ derivanti dalla sua appartenenza a cosa nostra, ha consolidato la sua posizione in campo imprenditoriale, nello strategico settore degli appalti, così come emerso nel corso delle attività d’indagine. Gli esiti delle indagini sono stati suffragati dalle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia Baldassare Di Maggio, Calogero Ganci, Salvatore Cangemi. Bordonaro era partecipe al cosiddetto ‘metodo Siino‘ in base al quale, così come evidenziato nel processo denominato “mafia e appalti”, cosa nostra controllava il sistema di aggiudicazione degli appalti, a mezzo di un ‘tavolino tecnico’ del quale facevano parte imprenditori, politici e mafiosi, e che era diretto dal noto Angelo Siino, il cosiddetto “ministro dei lavori pubblici” di Salvatore Riina.
Le vicende giudiziarie che hanno interessato Giuseppe Bordonaro – condannato, con sentenza della Corte d’Appello di Palermo del 2003, divenuta definitiva il 12/04/2007, a 4 anni e 6 mesi di reclusione per associazione di tipo mafioso – lo hanno costretto a porre in liquidazione tutte le società a lui riconducibili. Allo stesso tempo, le imprese, oggetto di liquidazione o scioglimento, sono state nuovamente costituite, con il medesimo oggetto sociale, ma con la proprietà in capo ai fratelli Pietro e Benito, immuni da pregiudizi penali.
Il vincolo associativo che lega la famiglia Bordonaro a cosa nostra si rileva anche dal contenuto di un “pizzino“, trovato in data 5/11/2007 nella disponibilità dei noti mafiosi Salvatore e Sandro Lo Piccolo, riferibile a dei lavori in subappalto effettuati a Punta Raisi (Pa), dove si legge testualmente “Bordonaro – Palermo – tu sai chi è”. Ai beni posti in sequestro con i precedenti provvedimenti (quote societari e relativo complesso aziendale, beni immobili, disponibilità bancarie, autovetture di grossa cilindrata e una imbarcazione), si aggiungono quelli colpiti dal decreto di oggi, consistenti in due ville, cinque appartamenti, sette locali adibiti a box e un locale adibito ad ufficio.
Il tribunale di Palermo, condividendo appieno l’esito degli ulteriori accertamenti svolti dalla Dia, ha emesso il provvedimento di sequestro, che va ad aggiungersi ai precedenti decreti di misura di prevenzione patrimoniale, scaturiti dalla proposta del Direttore della Dia, Arturo De Felice.