Catania, 1 apr. (LaPresse) – Dalle prime luci dell’alba è in corso un’operazione antimafia della guardia di finanza di Catania nei confronti degli appartenenti al noto clan Mazzei, cosiddetti ‘carcagnusi’. I finanzieri stanno eseguendo misure di custodia cautelare e sequestri di società e beni immobili per oltre 65 milioni di euro.

Tra i beni sequestrati compaiono società di costruzioni, ville, magazzini, un lido balneare e una discoteca. Al vertice dell’organizzazione Sebastiano Mazzei, figlio di Santo Mazzei, reggente dell’omonimo clan detto anche ‘dei carcagnusi’, già sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno e attualmente ricercato.

In particolare, è stato accertato che i componenti dell’organizzazione mafiosa, dopo aver creato anche nel centro e nel nord Italia alcune società fittizie operanti per lo più nei settori dell’edilizia e delle lavorazioni tessili, le cui quote erano intestate a semplici prestanome, provvedevano all’acquisto di prodotti e materiali per rilevanti importi senza pagare, facendo leva sul potere di intimidazione derivante dal vincolo mafioso. Sono stati accertati episodi di violenza e minaccia sia nei confronti di fornitori sia nei confronti di clienti. Il sistema così ideato, operando a monte (acquisti di merce non pagata) e a valle (vendite in nero), comportava l’arricchimento degli associati e il progressivo depauperamento delle società, fino al loro fallimento.

Nel corso delle indagini è emerso anche il contributo all’associazione di stampo mafioso fornito da un ispettore della Guardia di Finanza, il luogotenente Francesco Caccamo, in servizio al Gruppo di Catania. Il provvedimento di custodia cautelare personale in carcere ha interessato in tutto 11 persone, responsabili del reato di associazione a delinquere di tipo mafioso, finalizzata al compimento di estorsioni, bancarotte fraudolente e trasferimenti fraudolenti di valori. Si tratta di Mazzei Sebastiano, Cantarella Gaetano, Cerbo Francesco Ivano, Cerbo William Alfonso, D’Assero Cirino Antonio, Di Grazia Gabriele Santi, Di Grazia Michele, Finocchiaro Angelo, Panebianco Carmelo, Zennaro Luigi, Caccamo Francesco.

Un distinto filone investigativo, collegato all’operazione sopradescritta, ha fatto emergere le posizioni – estranee alle vicende mafiose del clan – di cinque finanzieri in servizio a Catania. I militari, nei cui confronti è stata disposta la misura degli arresti domiciliari, si sono resi responsabili di false attestazioni e omissioni nel corso di un’operazione di polizia giudiziaria a contrasto dello spaccio di sostanze stupefacenti.

L’operazione che ha portato all’arresto del clan Mazzei trae origine dalle attività svolte nell’ambito della indagine ‘Reset’ che, nel novembre del 2013, aveva portato all’arresto di 24 componenti del clan Santapaola, cosiddetto ‘Gruppo della Stazione’. In quel contesto erano emersi specifici elementi relativi alla riconducibilità di alcune attività economiche, tra cui la nota discoteca catanese ‘Boh’, alla famiglia mafiosa dei Mazzei (detti i ‘Carcagnusi’).

I finanzieri, anche attraverso il ricorso ad attività tecniche, hanno ricostruito la trama degli affari illeciti dell’organizzazione criminale, sia con riferimento ai reati più tipici e diffusi (ad esempio, il racket nei confronti degli imprenditori), sia con riguardo agli aspetti inerenti alla sua capacità di penetrazione nell’economia legale mediante investimenti di capitali. A quest’ultimo riguardo, le indagini, oltre a individuare le metodologie di acquisizione delle attività economiche tramite prestanome, hanno consentito di accertare alcuni casi di bancarotta fraudolenta ai quali è stata contestata per la prima volta dalla Procura catanese l’aggravante dei metodi mafiosi.

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