Roma, 27 mag. (LaPresse) – “La nostra amarezza è grande. Ciò nonostante, siamo qui insieme contro ogni forma di violenza. E sentire al nostro fianco la presenza delle istituzioni rende meno pesante questo dolore, lo fa diventare sostenibile”. Con queste parole Marisa Grasso, moglie di Filippo Raciti, l’ispettore di polizia ucciso a Catania il 2 febbraio del 2007 durante i disordini provocati dagli ultras mentre prestava servizio d’ordine allo stadio, si è raccontata alla presidente della Camera Laura Boldrini, che oggi ha incontrato a Montecitorio lei e Fabiana Raciti, la figlia.
“Quello che è accaduto il 13 maggio scorso durante la finale di Coppa Italia allo Stadio Olimpico di Roma – ha sottolineato oggi nel corso dell’incontro a Montecitorio con lei a la figlia Fabiana – per noi è inaccettabile. La maglietta indossata dal capo degli ultras che inneggiava alla liberazione dell’assassino di mio marito è una violenza alla memoria”.
La Boldrini, come riportato anche sul profilo Facebook della presidente della Camera, ha detto a Marisa e Fabiana che “ritengo deprecabile quella scritta sulla maglietta. Era offensiva nei confronti della loro famiglia così come verso tutti i servitori dello Stato, che a volte ci rimettono anche la vita, e che svolgono una funzione essenziale. Persone a cui, purtroppo oggi, non viene neanche attribuita quel riconoscimento economico che invece meriterebbero”. “Per questo ho sentito il dovere di far sentire la mia vicinanza a questa bella e solida famiglia che va avanti coraggiosamente nel ricordo di un marito e di un padre che non c’è più”, ha scritto Boldrini sul social network.
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