Sbarchi, migrante: Per 1500 dollari niente cibo nè acqua

Ragusa, 2 giu. (LaPresse) – “Sono entrato nello stato della Libia circa diciotto giorni fa… Preciso che il mio viaggio clandestino per l’Italia lo avevo organizzato già dalla Siria. Per l’organizzazione del viaggio ho pagato la somma di 1.500 dollari Usa che ho consegnato a un uomo libico, appena mi ha chiamato dicendomi che la partenza era prossima. Qui l’uomo mi ha fatto alloggiare in un appartamento dove già si trovavano circa una ventina di persone. Qui sono rimasto per circa 10 giorni senza potere uscire per nessun motivo: al nostro sostentamento alimentare pensava questa persona, rifornendoci di viveri e informandoci sulla presumibile data di partenza, anche se l’uomo la procrastinava sempre di giorno in giorno”. E’ questa la testimonianza riferita dalla questura di Ragusa, di un immigrato siriano sbarcato a Pozzallo il 31 maggio insieme ad altri 265 connazionali.

“Verso le ore 18 del 26 maggio – ha raccontato il migrante – mi è venuto a prendere sempre lo stesso libico che insieme ad altri suoi connazionali e a bordo di più jeep ci hanno fatto salire a bordo, circa in 10 persone per auto. Dopo mezz’ora di strada siamo arrivati a una spiaggia: siamo scesi dai mezzi e abbiamo camminato per un’altra mezzora sempre scortati. Abbiamo camminato in acqua verso dei gommoni che ci stavano aspettando. Siamo saliti a bordo stando in circa 30 persone per gommone e siamo stati portati a bordo di una nave in legno”.

“Iniziava il nostro viaggio verso l’Italia – ha riferito ancora il migrante siriano – Durante tutto il viaggio non ci hanno dato da mangiare, nè da bere. I bambini sono arrivati in condizioni pietose, così anche le donne, qualcuna incinta, si sentivano male. Le condizioni meteo-marine erano variabili: siamo partiti con il mare calmo e con il trascorre del tempo, nella notte di venerdì, il mare si era fatto agitato con onde alte. Ad un certo punto del viaggio, abbiamo rischiato di ribaltarci con la barca, poiché le persone che si trovavano ammassate sotto coperta avevano difficoltà di respirazione e, per tale motivo, si spostavano in continuazione producendo pericolosi movimenti ondulatori della barca”.